Tieni il tempo: il racconto di Salvatore del convegno nazionale del Settore Adulti

Il fine settimana dal 17 al 19 febbraio si è tenuto a Roma il Convegno nazionale del settore adulti di AC dal titolo “Tieni il tempo – accompagnati a diventare adulti”. Io ho avuto la possibilità di condividere questa esperienza con la nostra vice Emilia, Mariarosa Scognamiglio e Domenico Veneziano e circa altri 180 partecipanti da tutta Italia, oltre ai membri dell’ufficio nazionale e alcuni rappresentanti dei movimenti di AC, la vice giovani nazionale e gli assistenti nazionali, insomma c’era l’aria di una grande ripresa. Per me è stata la prima esperienza in ambito nazionale, l’emozione era molta, ma come sempre capita in AC basta una calorosa accoglienza per scuoterti, rasserenarti e farti mettere al lavoro, infatti il programma del weekend è stato molto intenso.

La tematica del convegno è nata dalle esigenze emerse in questo triennio, nell’ultimo campo estivo nazionale promosso dal settore adulti. È scaturita in modo massivo la necessità di accompagnare i giovani nell’età adulta. Come per altri slogan di AC, anche quello di questo convegno si adatta a diverse letture. “Tieni il tempo” può essere inteso come l’invito a tenere il tempo della vita dei giovani-adulti e degli adulti-giovani nel senso di accompagnarli nella fase di cambiamento o anche come un’affermazione che ricorda che, nonostante gli impegni quotidiani e la fatica, abbiamo il tempo per metterci al servizio e infine, ma non per ultimo, lo slogan può essere riferito all’importanza di “tenere” il tempo della propria vita e delle vite di coloro che ci camminano accanto, senza fermarlo e da qui l’attenzione nei confronti dei più giovani e il criterio della cura, perché un vero accompagnamento reciproco, tra adulti e giovani e tra adulti di diverse età e condizioni di vita, è davvero quello che è necessario oggi. Non dobbiamo, quindi, trat-tenere il tempo, come per fermarlo, ma man-tenere il tempo nel senso di averne cura.

Il convegno non ha avuto lo scopo di dare o trovare una ricetta, ma ha voluto fornire nuovi strumenti per pensare una progettazione non solo per i giovani-adulti, ma anche con loro. Va sottolineato che i 30-40enni sono circa il 15% degli adulti di AC, quindi un numero consistente, ma man mano che si va avanti con l’età diminuiscono in numero e aumentano in percentuale coloro che hanno un incarico di responsabilità (animatore, responsabile, presidente…). A cosa è dovuto questa sorta di abbandono che poi diventa un ritorno dopo i 40 anni? Forse alla stanchezza, forse agli impegni lavorativi o familiari, che non consentono più di avere il tempo per gli incarichi di responsabilità, forse alla necessità di allontanarsi dai propri luoghi per trovare lavoro.

I relatori e coloro che hanno guidato i laboratori hanno fornito degli “attrezzi”, degli strumenti per ripensare la programmazione e la progettazione, che non devono essere calate dall’alto, ma fatte in rete, in collaborazione (soprattutto con i giovani-adulti), vanno ripensate (destrutturazione creativa), devono avere obiettivi comuni e soprattutto devono considerare la singola persona.

Ed io personalmente cos’altro ho messo nella mia cassetta degli attrezzi? Sicuramente la consapevolezza che le relazioni vanno ancor più valorizzate, che la spiritualità va messa al centro, perché siamo persone in cammino. Non dobbiamo, quindi, avere fretta di fare, di funzionare, ma darci il tempo di andare verso l’altro, perché il tempo è l’unità di misura dell’amore.

Salvatore Iannicelli, équipe diocesana adulti, parrocchia Santa Maria Assunta in Cielo, Visciano

 

Lascia un commento