E disse loro: che cercate?

Con la gioia di chi sa di proporre un qualcosa di particolarmente bello e significativo (usiamo il termine “particolarmente” perchè speriamo che ogni proposta diocesana sia bella e significativa) vi invitiamo a partecipare all’incontro di preghiera per i giovani promosso dal Settore Giovani di Azione Cattolica in collaborazione con la Pastorale giovanile diocesana.

L’incontro, che avrà come filo conduttore il tema della ricerca di Dio, si svolgerà a Scafati, nella parrocchia di San Francesco (qui le indicazioni per raggiungerla), sabato 13 marzo, a partire dalle 17, e sarà animato dai frères di Taizé. Per dare modo a tutti di partecipare, vi suggeriamo di non fare l’Acr in parrocchia in quel sabato, per far sì che anche i giovani educatori possano prendere parte all’incontro.

Lo stile essenziale ed intenso di Taizè ci aiuterà a vivere un momento di condivisione e di contemplazione orante che vorremmo coinvolgesse tutti coloro che, specie tra i giovani, avvertono nel cuore la sete di Dio che è desiderio di pienezza e di vita

Proprio in virtù della semplicità che connota lo stile  di Taizé pensiamo che questo appuntamento possa rappresentare una tappa significativa anche per quanti, pur non vivendo l’esperienza particolare di un gruppo ecclesiale, vivono “sulla soglia” della comunità o stanno riavvicinandosi alla fede, ad esempio perché in prossimità della cresima o del matrimonio: per questo motivo non abbiate timore (tutt’altro!!) nell’invitare all’incontro anche i giovani della parrocchia che non fanno stabilmente (o per nulla) parte del gruppo di Ac.

Inoltre, speriamo di poter condividere questo momento anche con i fratelli delle altre comunità cristiane presenti nel territorio diocesano, in quello spirito di fraternità e di comunione di cui proprio la comunità di Taizé è testimonianza e profezia (ci siamo già attivati in questo senso).

Di seguito trovate un po’ di materiale utile per promuovere l’appuntamento e per conoscere meglio lo stile di Taizé…

E disse loro: Che cosa cercate?
Incontro di condivisione e di preghiera con i frères di Taizè
Diocesi di Nola, Parrocchia San Francesco,Scafati, 13 marzo 2010

17,00 arrivi e saluti
17,30 inizio lectio
18,30 gruppi di condivisione
19,15 cena a sacco e fraternità
20,00 momento di preghiera
21,30 abbracci e baci

Per informazioni:
Pasquale Piccolo 3208680594
Tina Afeltra 3920719980

Guarda il video “Una settimana a Taizè” in cui i giovani raccontano la loro esperienza di Taizè. Qui, invece, puoi leggere la testimonianza di don Vito Cucca. Qui, invece, trovi la testimonianza di Floriana, giovane della diocesi di Napoli

Leggi la riflessione di un frere sulla sulla partecipazione dei giovani alla preghiera ; egli sottolinea tre dimensioni della preghiera a Taizé che gli paiono fare eco alla ricerca dei giovani. “I giovani e la preghiera a Taizé

Breve storia della comunità di Taizé

Frère Roger amava ricordare come le suppliche di una anziana abitante di Taizé, che gli chiedeva nel 1940 di fermarsi sulla collina, lo convinsero a stabilirsi nel piccolo centro per condividere con i pochi abitanti la sventura della guerra. Roger Schutz cercava casa nei pressi di Cluny, storicamente sede di una importante esperienza monastica e in prossimità della linea di demarcazione che divideva in due la Francia. Taizé andava bene. Nella casa di Taizé accolse e aiutò i profughi della guerra, soprattutto ebrei. Denunciato alla Gestapo nel 1942 mentre si trovava in Svizzera, dovette fermarsi a Ginevra per ritornare nella collina solo nel 1944, ma già con alcuni compagni.

Il suo progetto era fondare una comunità ecumenica, aprire delle strade che portassero alla guarigione delle lacerazioni che dividono i cristiani. Le sue idee furono subito condivise dai due giovani svizzeri, Max Thuriane Pierre Souverain. Max studiava teologia e Pierre agronomia. Ben presto si aggiunse al terzetto Daniel de Montmollin. Fu nel 1949 che i primi 7 frères si impegnarono a vita nella comunità attraverso i voti monastici.

A Taizé avevano bisogno di una chiesa dove officiare. La chiesetta romanica, cattolica, di Taizé faceva proprio al caso loro. Era inattiva dalla rivoluzione francese. L’autorizzazione pontificia non era scontata in quanto il gruppo era di fede protestante, ma fu ottenuta attraverso il nunzio apostolico a Parigi, Angelo Giuseppe Roncalli, che, interpellato dalla Santa Sede si pronunciò favorevolmente.

Nel 1951 i fratelli erano già dodici ed arrivarono a trenta nel 1959. L’unificazione delle chiese cristiane era per loro un obiettivo che la chiesa di Roma doveva porsi. Chiesero ed ottennero di proporre al nuovo papa Giovanni XXIII di presentare un loro pensiero al concilio che era in preparazione. Ma con frère Max, frére Roger incontrò anche esponenti della chiesa anglicana e quindi della chiesa ortodossa. La loro azione non fu sempre capita. Un giorno però arrivò alla comunità una lettera del Vaticano. Era indirizzata a frére Roger e al pastore Max Thurian, invitati a Roma al Concilio Vaticano II come osservatori.

Ma fin dal 1957 la comunità monastica che si andava costruendo fece anche dell’accoglienza e dell’ascolto ai giovani un suo tratto distintivo. Questo si aggiunse alla tensione verso l’unità dei cristiani, alla ricerca di una profonda spiritualità che si richiamasse ai modelli antichi del monachesimo occidentale, all’assoluta semplicità delle proprie condizioni di vita, all’impegno umanitario in svariate realtà del Terzo Mondo.  Per questo divenne un punto di riferimento nel panorama religioso europeo, specie tra i giovani. Alla fine degli anni sessanta e soprattutto dopo la fase di contestazione del famoso 1968 francese, sempre più numerosi i giovani arrivarono a Taizé per cercare una nuova fede e nuove motivazioni.

Il Sessantotto aveva messo in discussione il mondo degli adulti senza risparmiare le stesse chiese cristiane. La comunità di frère Roger e frère Max non perse l’occasione e lanciò la proposta di un Concilio dei giovani. L’annuncio ufficiale avvenne durante le celebrazioni della Pasqua del 1970. Malgrado il freddo e la mancanza di alloggi, erano presenti 2500 giovani.  Gli eventi successivi avrebbero superato ogni previsione. Nei 4 anni programmati per la preparazione del concilio fu clamorosa la partecipazione. La collina di Taizé fu attrezzata con tende e coperte per accogliere tutti. Nella settimana di Pasqua del ’71 si ritrovarono 6500 giovani di 40 nazionalità. Diventarono 16.000 contemporaneamente presenti nella settimana pasquale del ’72. Questi numeri non diminuirono nella Pasqua del ’73 e’74 quando i giovani giusero a migliaia contemporaneamente sulla collina durante la Settimana Santa nonostante le avverse condizioni meteo che moltiplicavano il disagio per la precarietà degli alloggi e dei servizi. Diverse migliaia ogni settimana dell’anno fino a 40.000 contemporaneamente presenti nell’agosto 1974, data di inizio del Concilio dei giovani.

La chiesa della Riconciliazione costruita nel 1962 già nei primi anni settanta fu necessario ampliarla, nelle occasioni di maggiore affluenza, aggiungendo più tendoni da circo, unico modo per ospitare tutti. Nonostante la riluttanza della comunità dei frères, che non amava stare sotto i riflettori e nemmeno essere disturbata durante la preghiera, la collina fu raggiunta da varie équipe televisive che portarono alla ribalta mondiale quanto vi stava avvenendo. Non solo il numero dei giovani presenti, ma anche le motivazioni che li spingevano a Taizé erano importanti. La liturgia, i canti e le preghiere che radunano i giovani attorno ai monaci tre volte al giorno non esauriscono la giornata sulla collina che si arricchisce di molteplici occasioni di incontro in un clima di festa, di momenti di studio di testi biblici e di dibattito e discussione su vari temi sviluppati nella ricchezza delle diverse lingue, esperienze e culture presenti.

L’esperienza di Taizé dopo la tragica morte di Frère Roger è destinata a proseguire attraverso i numerosi frères guidati da Frère Alois. Ma all’inizio del terzo millennio sono già centinaia di migliaia, forse milioni, i cittadini di tutto il mondo che dopo essere passati sulla collina, senza dichiararlo, vivono e stanno operando con lo spirito di Taizé. Sono numerosi anche coloro che attraverso l’esperienza di Taizé hanno imparato ad amare e a sostenere l’idea di una Europa Unita.

La Comunità di Taizé costituisce anche un luogo di incontro tra esponenti delle diverse confessioni cristiane. Nel 1986 Taizé è stata visitata anche da papa Giovanni Paolo II che rivolgendosi ai giovani esordì con queste battute:

« Come voi pellegrini e amici della comunità il Papa è di passaggio. Ma si passa a Taizé come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino. »

Non era la prima volta che Karol Wojtyła raggiungeva Taizé. Vi soggiornò infatti in altre due occasioni negli anni sessanta.

Frère Roger è stato priore della comunità fino alla sua morte, avvenuta il 16 agosto 2005 quando fu aggredito e colpito disgraziatamente da una squilibrata durante la preghiera serale. Circa 12.000 persone hanno partecipato ai funerali del fondatore, celebrati il 23 agosto dello stesso anno dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani nella chiesa della Riconciliazione a Taizé con rito cattolico anche se, a turno, il vescovo anglicano McCulloch, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury, il vescovo luterano Huber, presidente della Chiesa Evangelica tedesca e il pastore De Clermont presidente della federazione Protestante di Francia fecero le letture bibliche della messa del giorno. Al termine della cerimonia un arciprete del patriarcato di Mosca e un vescovo ortodosso rumeno intonarono un canto della resurrezione. L’amore, la fiducia, la bontà: questo è stato forse il messaggio fondamentale di frère Roger che ha cercato di andare oltre arrivando a segnare più di una generazione.

Frére Roger fu sepolto nel vecchio, piccolo, cimitero della chiesa romanica di Taizé dove già riposavano alcuni fréres, tra i quali frère Robert e frère Max. Quest’ultimo ebbe un impegno particolare nella attività di teologo e come operatore della riconciliazione. Verso la fine della sua vita divenne cattolico e fu ordinato presbitero nell’arcidiocesi di Napoli. Un fatto che sottolinea gli sforzi anche umani oltre che intellettuali che Max e Roger affrontarono nel loro percorso di ricerca e di costruzione dell’unità dei cristiani. Frère Max, anche se lavorava molto fuori da Taizé negli ultimi anni della sua vita, vi ritornava spesso e chiese esplicitamente di essere sepolto a Taizé.

Nuovo priore della comunità dei monaci di Taizé è frère Alois, classe 1954, uno dei giovani degli anni settanta, da tempo indicato dallo stesso Frère Roger a succedergli. Con radici cecoslovacche, ha formazione tedesca ed è di religione cattolica.

La comunità di Taizé riunisce oggi circa 120 frères di diverse confessioni cristiane, provenienti da più di 25 nazioni. Piccole fraternità si sono stabilite in quartieri poveri di Asia, Africa, America del sud e del nord.

I giovani che provengono dal mondo intero si ritrovano oggi a Taizé tutte le settimane dell’anno, arrivando a essere anche seimila da una domenica all’altra e a rappresentare più di settanta nazioni. Meditano sul tema “vita interiore e solidarietà umana”. Cercano di scoprire un senso nella loro vita e si preparano ad assumere responsabilità là dove vivono. La comunità non ha mai voluto organizzare i giovani in movimento, ma li stimola a essere portatori di pace, di riconciliazione e di fiducia nelle loro città e parrocchie. Oggi nel mondo il nome di Taizé evoca pace, riconciliazione, comunione e l’attesa di una primavera della chiesa.

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