XIII+140: 4 giorni di alta vita associativa

Giovedì 1 maggio. Ore 16.22. L’assemblea nazionale è iniziata da un’oretta scarsa. Il presidente Luigi Alici ha da poco iniziato la lettura della sua densa relazione. In quel preciso istante pronuncia le parole che mi hanno preso lo stomaco, e che mi hanno accompagnato in tutti i giorni a seguire:

“Come cristiani viviamo anche noi dentro l’arco stupendo e terribile di questa storia, la abitiamo non come monadi impermeabili ma come cittadini fra cittadini. Infatti, per un verso ci scopriamo inseriti dentro una trama storica di relazioni; quando tali relazioni non si riducono a sentimenti effimeri o a calcoli opportunistici, ma generano uno spazio sociale, protetto da istituzioni pubbliche e cementato da un insieme di pratiche di vita, da un sistema di valori, da un’idea di educazione e di bene comune, allora gli individui che ne fanno parte diventano cittadini, i legami diventano civili, la cultura diventa una civiltà. Per altro verso, però, in virtù del battesimo siamo stati immessi in un nuovo organismo, in cui possiamo dire “io, ma non più io”, in cammino verso cieli nuovi e terra nuova, dove ogni ombra verrà cancellata, il bene non sarà più minacciato e perderà una volta per tutte la sua fragilità”.

Il cristiano, ci dice il presidente, è cittadino due volte: la prima per condividere questa storia con tutti gli uomini, la seconda per mostrare al mondo intero una città nuova, che realizzerà la vera pace, la vera giustizia, la vera libertà, il vero amore. Ecco cosa significa “Cittadini degni del Vangelo”. Una grande relazione, quella di Alici. Complessa, certo, ma perché ostinarsi a volare basso? Lo specifica lui stesso verso la fine dell’intervento, quando, sintetizzando il lavoro che aspetta l’associazione nel prossimo triennio, più volte incita a quel “coraggio di osare” che spesso ci ha resi segno profetico nella storia del Paese e della Chiesa. Ormai lo sappiamo, è stato detto e ridetto: Luigi Alici non sarà il nostro presidente anche nel prossimo triennio. La tristezza, nell’apprendere la notizia, è stata grande. Ma lui stesso, nel concludere l’assemblea sabato 3 maggio, ha spiegato con estrema chiarezza: “La nostra associazione ha il dono di non riunirsi intorno a un leader”. Applausi a scena aperta e tutti in piedi. Questa è musica per le orecchie di chi fa l’AC tutti i giorni, cercando di dare senso alla vita democratica che la caratterizza.

L’Assemblea nazionale è stata un lungo susseguirsi di emozioni. Dietro l’angolo c’era il 4 maggio, ma in più momenti la serietà di quanto si stava facendo ha messo in ombra, giustamente, quell’evento straordinario. C’erano le elezioni, c’era da emendare e approvare un documento assembleare che sarà la traccia di lavoro dell’intera AC nel prossimo triennio. E proprio questo documento, insieme alla relazione di Luigi, merita la nostra attenzione. In esso ci sono alcune indicazioni fondamentali: la riscoperta, valorizzazione e attualizzazione della scelta religiosa; l’implementazione del nostro impegno a favore del bene comune (di questo concetto tanto si è parlato, perché è forte il rischio che diventi una formula senza senso…); l’avvio di esperienze per riavvicinare le persone alla fede; una rinnovata attenzione alla qualità della formazione delle persone e dei responsabili; la ricerca di un intreccio tra proposta personale e proposta ai nuclei familiari, al fine di incrementare il dialogo intergenerazionale proprio della nostra associazione. È semplice notare come queste linee d’indirizzo siano simili a quelle che la diocesi si è data, e che la presidenza sta presentando in queste settimane ai consigli parrocchiali.

Assemblea uguale vita democratica. Forse può sembrare una follia, ma in più momenti quella percezione di lavorare insieme per il domani portava ad una autentica commozione. L’esercizio del voto è stata un’esperienza inebriante e seria. Le candidature non erano improvvisate, chi si è messo in gioco l’ha fatto con tutta gratuità. Per questo motivo, sabato mattina, prima della proclamazione degli eletti, c’è stata un’unica grande festa segnata nel ritmo dall’Acr. Non ci sono vincitori e vinti, ma un unico grande servizio da rendere alle persone che hanno scelto e sceglieranno (con l’aiuto di Dio) la nostra amata Ac.

Sabato pomeriggio breve riposo e poi via verso la veglia serale. Brividi, brividi veri. I delegati all’assemblea hanno vissuto un breve momento in Santa Croce in Gerusalemme, poi fiaccolata verso San Giovanni. Qui la sorpresa: già erano presenti per la preghiera almeno 10mila persone giunte a Roma dal sabato per non perdersi niente dei festeggiamenti per il 140esimo compleanno. Al centro della nostra preghiera una richiesta: “Signore, fa’ che la nostra associazione sia ancora scuola di santità per molti”. Lo schema della veglia, infatti, prevedeva frasi e profili di alcuni “grandi” del secolo scorso (Armida Barelli, Lolo, Nennolina, Lazzati, Toniolo…), separati da testimonianze incredibilmente emozionanti di “gente normale”. Ricordo vividamente quella di Gianni Borsa (giornalista, direttore di Segno), che ha letto la sua professione alla luce di tre direttrici: libertà, verità, responsabilità.

E siamo al 4 maggio. Per i delegati sveglia alle 6 circa. Ma possiamo assicurarvi che alle 5 i nolani erano tutti in piedi, trepidanti per gli amici che già avevano iniziato il viaggio. Siamo arrivati in piazza verso le 8, ma solo verso le 9 abbiamo visto i nostri primi gruppi. Inutile raccontare le emozioni (e le preoccupazioni) per le sorti dei nostri 1500, che sono oggetto di un altro articolo più di colore. Qui posso solo dire che ho sentito come un vuoto grande l’impossibilità che qualche gruppo ha avuto ad entrare nel settore rosa. Ma a me hanno commissionato un testo sui contenuti. E io resto dentro la traccia. Cosa mi ha detto il 4 maggio? Cosa ha detto all’associazione? Lasciamo stare i giornali, che hanno sentito parlare solo di famiglia e di vita. Noi abbiamo ascoltato tutto, e tutto abbiamo interiorizzato. Ricordiamo bene le prime sillabe pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco: “I vescovi italiani accompagnano con affetto l’Azione Cattolica”. Per noi queste parole vogliono dire molto. Sappiamo di non esser soli, sappiamo che quanto facciamo è benvisto dalla Chiesa. Noi di Nola siamo fortunati, perché padre Beniamino ce lo fa capire in ogni modo. Ma è importante che questo attestato di fiducia sia stato espresso così, in una modalità che racchiude l’intera chiesa italiana. E la marea umana che abbiamo visto ha capito bene. Eravamo lì per questo, per sentirci nuovamente stimati. E il papa? È evidente che quello della freddezza è diventato un cliché sterile. Vi ripropongo questi passaggi, che ancora mi scaldano il cuore:

“Siete venuti a Roma in spirituale compagnia dei vostri numerosi santi, beati, venerabili e servi di Dio: uomini e donne, giovani e bambini, educatori e sacerdoti assistenti, ricchi di virtù cristiane, cresciuti nelle file dell’Azione Cattolica, che in questi giorni compie 140 anni di vita. La magnifica corona dei volti che abbracciano simbolicamente Piazza San Pietro è una testimonianza tangibile di una santità ricca di luce e di amore. Questi testimoni, che hanno seguito Gesù con tutte le loro forze, che si sono prodigati per la Chiesa e per il Regno di Dio, rappresentano la vostra più autentica carta d’identità. Non è forse possibile, ancora oggi, per voi ragazzi, per voi giovani e adulti, fare della vostra vita una testimonianza di comunione con il Signore, che si trasformi in un autentico capolavoro di santità? Non è proprio questo lo scopo della vostra Associazione? Ciò sarà certamente possibile se l’Azione Cattolica continuerà a mantenersi fedele alle proprie profonde radici di fede, nutrite da un’adesione piena alla Parola di Dio, da un amore incondizionato alla Chiesa, da una partecipazione vigile alla vita civile e da un costante impegno formativo. Cari amici, rispondete generosamente a questa chiamata alla santità, secondo le forme più consone alla vostra condizione laicale!… Questo ampio respiro ecclesiale, che identifica il vostro carisma associativo, non è il segno di un’identità incerta o sorpassata; attribuisce piuttosto una grande responsabilità alla vostra vocazione laicale: illuminati e sorretti dall’azione dello Spirito Santo e costantemente radicati nel cammino della Chiesa, siete provocati a ricercare con coraggio sintesi sempre nuove fra l’annuncio della salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo e la promozione del bene integrale della persona e dell’intera famiglia umana… In una Chiesa missionaria, posta dinanzi ad una emergenza educativa come quella che si riscontra oggi in Italia, voi che la amate e la servite sappiate essere annunciatori instancabili ed educatori preparati e generosi; in una Chiesa chiamata a prove anche molto esigenti di fedeltà e tentata di adattamento, siate testimoni coraggiosi e profeti di radicalità evangelica; in una Chiesa che quotidianamente si confronta con la mentalità relativistica, edonistica e consumistica, sappiate allargare gli spazi della razionalità nel segno di una fede amica dell’intelligenza, sia nell’ambito di una cultura popolare e diffusa, sia in quello di una ricerca più elaborata e riflessa; in una Chiesa che chiama all’eroismo della santità, rispondete senza timore, sempre confidando nella misericordia di Dio… Il Papa vi accompagna con un costante ricordo al Signore, mentre di cuore imparte la Benedizione Apostolica a voi qui presenti e all’intera Associazione”.

Ah, attenzione! Guardate che ci ha scritto, durante l’assemblea, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mica roba da poco! Ci ha detto che siamo importanti per la costruzione del tessuto civile nel nostro Paese. Lo aveva detto anche alla presidenza nazionale in un incontro privato di qualche settimana fa. Questa volta l’ha detto a ciascuno di noi, con sincerità e fiducia

Lo so, dopo tutto questo ben di Dio c’è il rischio di gonfiare il petto. E allora, che questo momento di grazia ci faccia semplicemente sentire amati e custoditi dal Signore, ci spinga a ricominciare a lavorare subito per il bene delle persone che ci sono affidate, ci aiuti ad essere missionari del quotidiano presso gli uomini, le donne, i giovani e i ragazzi che aspettano solo di essere chiamati per nome.*

Marco Iasevoli

*Come Luigi Alici, metto una postilla. Voglio ringraziare tutti le persone che in questi giorni hanno dimostrato di essere felici per la mia elezione al consiglio nazionale, avvenuta solo ed unicamente perché faccio parte di una parrocchia e di una diocesi realmente straordinarie. Ancora una volta mi sono sentito un privilegiato, perché circondato da un affetto che non merito. **

** Siamo noi che ci sentiamo privilegiati di tanta grazia diocesana (NdR Redazione)

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Scarica i video integrali della diretta sat2000 di domenica 4 maggio:

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