Questo è il 4 maggio, questa è l'Ac

Ho di fronte a me un foglio bianco per il mio, il nostro, racconto e mi vengono in mente alcune parole tratte dagli scritti Lolo: “Ora dico subito la ragione di questo impulso che ogni mattina mi porta a scrivere e che non è che la necessità di gettare il seme dell’eternità che Dio ha posto profondamente dentro di me” ,rilette durante la veglia, sabato sera, in San Giovanni in Laterano.

Quello che sembrava tanto lontano, ciò per cui avevamo affrontato tanti ostacoli, ciò per cui s’era discusso, per cui c’erano state tante e tante telefonate e incontri era all’improvviso divenuto vero, concreto e tangibile: lì in quella piazza, in quella sera. Roma, di sera, si dice che sia molto bella, ma piazza San Giovanni aveva qualcosa di insolito: diventava il luogo del ricordo di tanti che hanno speso, attraverso l’AC, la loro vita per Cristo, ed io mi sono sentita orgogliosa di appartenere, nel mio piccolo, a quella storia di numerosi santi, beati, venerabili e servi di Dio che ci accompagnano, come il Santo Padre ci avrebbe ricordato domenica. Tra questi Nennolina: all’improvviso mi sono accorta che quasi avevo dimenticato quella bambina, che avevo conosciuto all’ACR, e con lei un po’ della semplicità di essere testimoni dell’Amore; e confesso la mia commozione: ”Caro Gesú di’ a Dio Padre che io amo tanto anche Lui.”

Suggestivo ed emozionante è stato il corteo dei delegati, che portando fiaccole accese, dalla Basilica di santa Croce in Gerusalemme hanno raggiunto piazza San Giovanni in Laterano: un fiume di luce e di speranza. La speranza e la fiducia che tutta l’Associazione ha riposto in loro perché la XIII assemblea portasse molti frutti.

Con macchina fotografica e sguardo vigile, anche io ho seguito il corteo, cercando un volto conosciuto, fino alla fine del corteo stesso, concluso dall’Assistente generale, Monsignor Domenico Segalini.

Mai una veglia fu tanto leggera e tanto profonda: questo evento, nella sua totalità, mi ha completamente assorbito, vivendolo io con consapevolezza e un senso di responsabilità ad esserci, a conoscere quanto si decideva in quei giorni per la mia amata Azione Cattolica, a viverlo anche per quanti non potevano viverlo, o semplicemente non hanno saputo viverlo. La presenza del Cardinale Ruini è stata eloquente perchè, come poi ancor piú solennemente metteva in risalto quella di Benetto XVI domenica mattina, la coscienza ecclesiale è fondamentale per noi, che siamo innanzitutto Chiesa, anche se, concedetemelo, un po’ speciale!!!!! Se il 4 maggio è stato bellissimo, per me particolarmente emozionante è stato il 3 maggio: sarà stata l’atmosfera serale-notturna, o le luci della fiaccolata, forse il clima raccolto, o i racconti di vita di Nennolina, Lolo, Giuseppe Toniolo, Armida Barelli, o probabilmente il modo in cui si interconnettevano queste vite con stralci del Progetto Formativo e testimonianze d’oggi, ma sembrava davvero un posto unico: giovani e adulti seduti sul prato di fronte alla vera cattedrale di Roma a pregare e meditare. Se tanto mi rammaricai di non aver partecipato alla veglia di Loreto, tanto sono stata felice di aver raggiunto Roma il sabato… né ho sentito la mancanza di quella notte, di quella sveglia alle 3 del mattino… perché tra sveglie da dare e telefonate che giungevano posso ben dire che di quanti sono stati in piazza San Pietro per il 4 maggio dalla nostra diocesi, nessuno davvero ha dormito quella notte, una notte tutta nostra.

Una notte lunga e turbolenta, dopo la quale , però, finalmente è apparso il sole ad illuminare il nostro 4 maggio… L’eternità di un progetto, di un impegno, di una missione, di una associazione che, nata appena 100 e 40 anni fa, ha deciso di rinnovare il proprio sì, questo, insieme all’ essere famiglia, è ciò che ho percepito domenica in una piazza San Pietro, che non sembrava sufficientemente grande da accogliere tutte quelle sentinelle della gioia. Perchè insieme alla grande occasione di rileggere la nostra storia e di progettare il futuro, il 4 maggio è stato anche una grande festa, una domenica un po’ piú speciale, che ha risvegliato e rinvigorito la voglia e l’impegno di essere AC. Guardando da via della Conciliazione quella basilica e quella piazza traboccante di giovani, adulti e ragazzi, dai “soldati semplici” al nostro fantastico presidente Luigi Alici, ho sentito di essere a casa; forse solo dopo, ripensando , nella stanchezza del ritorno, a quella giornata, ho capito che eravamo diventati storia, un pezzetto nuovo della storia dell’AC!

E’ stata l’occasione per incontrare il Papa, per esprimergli, non solo a mezzo dei responsabili nazionali, il nostro affetto. Tante volte mi è capitato di sentir sottolineare le differenze rispetto a Giovanni Paolo II: per noi non esiste discontinuità. E infatti lo stesso Pontefice ha chiesto: “Continuate a lasciarvi ispirare dalle tre grandi “consegne” che il mio venerato predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II vi ha affidato a Loreto nel 2004: contemplazione, comunione e missione.”, rassicurandoci ” Il Papa vi accompagna con un costante ricordo al Signore”.

Il 4 maggio è stata una festa per salutare il nostro presidente, la sua commozione è stata anche la nostra: credo che l’AC dovrà fare a meno di un presidente appassionato e coraggioso e spero che il Signore ci doni una nuova guida, che possa accompagnarci a realizzare quel cammino di santità laicale ricordatoci da Benedetto XVI ed indicatoci da quella corona di volti che abbracciavano simbolicamente Piazza San Pietro… un ripensare a tanti nomi e tante storie che sprona a tenere lo sguardo fisso su Gesú. E’ stato anche la festa della nostra AC diocesana: una immensa gioia nel ritrovarci tutti insieme, anche con i nostri sacerdoti, ma di ciò ormai non mi sorprendo piú perché lo so quanto la nostra associazione sia unita e attiva, una unica famiglia, un coro unanime di emozioni e sentimenti: in un tripudio di striscioni colorati e cartelloni, in un mare di cappellini blu, immensa gioia è stato essere tutti insieme, perché insieme c’è piú festa. Questo evento ci ha ulteriormente permesso di suggellare la nostra unione anche nel ricordo di una grande donna e presidente , Anna Valentino. Una grande gioia nel poter tutti abbracciare il nostro Marco “nazionale”, che ha reso maggiormente festosa questa caldissima giornata di maggio.

Sono partita con una vaga idea di ciò che sarebbe stato, con un po’ di preoccupazione che tutto procedesse senza imprevisti, con un po’ di tristezza anche, e invece sulla via del ritorno mi sono ritrovata con molto piú di quanto potessi immaginare, perfino con una stanchezza…invidiabile…Si sa che il ritorno significa nostalgia, ma per me, come per tutti noi, il ritorno significa anche che il 4 maggio inizia oggi, significa che abbiamo almeno altri 140 anni da scrivere, significa che abbiamo delle promesse da mantenere, una richiesta di formazione e di impegno missionario da soddisfare, significa che dobbiamo essere cittadini degni del Vangelo, testimoni dell’Amore tra le piazze e i campanili!!

Ilaria Franzese