L’emergenza rifiuti, il problema della “monnezza”come è ormai stato ridefinito a livello nazionale (quasi a renderlo più simpatico, meno drammatico, più adatto agli stereotipi napoletani), è ben lungi dal vedere una fine.
Da subito è stato chiaro a tutti come, per uscire dall’impasse fosse necessaria non una soluzione una tantum, ma si dovesse creare dal nulla un sistema di smaltimento dell’immondizia capace di risolvere definitivamente questa piaga. Siti di stoccaggio, inceneritori, raccolta differenziata, discariche a norma di legge. Se ne parla da mesi, eppure nulla si muove. Nonostante da tempo siano state individuate delle aree ben precise verso le quali dovrebbero essere smistate (in via provvisoria e/o definitiva) le tonnellate di rifiuti che ingombrano le nostre strade.
Una delle aree “elette” è quella di Marigliano-Boscofangone. Ma noi cittadini di Marigliano stiamo tentando di opporci a questa scelta che riteniamo sbagliata, per una serie di ragioni, che posso sintetizzare in tre ordine di motivi:
il primo di carattere ambientale, visto che l’area insiste in un sito di interesse nazionale per le bonifiche, ed è ormai nota come triangolo della morte;
il secondo di carattere tecnico, in quanto si è scelto di costruire un sito “temporaneo” di stoccaggio, ma più semplicemente una discarica a cielo aperto, dove oggi si dice portino eco”balle”, ma entrambi i termini sia temporaneo che eco sono impropri, visto che si tratta di immondizia imballata e di temporaneo pensiamo non ci sia niente, nemmeno l’emergenza. Tecnicamente il sito è non idoneo perché l’acqua è a soli 4 metri, la natura del terreno è permeabile e quindi l’inquinamento delle falde sarebbe più che probabile, ospita già un impianto di depurazione che di per sé ha un impatto ecologico, aggravato dal trattamento di circa 100 metri cubi di percolato giornaliero. Sito che era sottoposto a sequestro giudiziario dal 2004 per sversamento di rifiuti tossici nell’area e nelle campagne limitrofe, ed ancora oggetto di accertamento delle responsabilità. Inoltre lo stesso piano, presenta limiti evidenti e testimoniati dalla sua inefficacia, e non risolverà neanche il problema immondizia per le strade. Riteniamo che un piano per essere tale debba prevedere un minimo di progettualità, e tentare di risolvere il problema alla radice, affrontando definitivamente tale problematica. Tutto questo non esiste, tant’è che lo stesso commissario ha dovuto chiedere scusa perché la gente aveva ragione di protestare, in quanto i dati in suo possesso si sono rivelati sbagliati dopo le verifiche postume e tardive determinate dalla pressione popolare. E’ inaccettabile che si pensi di fare una verifica di progetto dopo la sua realizzazione. Chi risponde dei danni prodotti, quali teste sono cadute? Ma noi siamo gli irresponsabili, perché protestiamo…
il terzo motivo è l’emergenza democratica creata dalla cosiddetta emergenza rifiuti, in forza della quale si decide per mano militare di dar seguito ad una decisione sbagliata ad ogni costo, senza tener conto delle aggravanti ambientali per le quali si dice di non aver titolarità, senza rispettare nessuna norma di carattere ambientale, in totale disprezzo della carta costituzionale che assegna diritti uguali ad ogni cittadino: diritto alla vita, diritto alla salute, diritto alla partecipazione democratica, diritto ad una informazione libera e non censurata. Tutte le nostre preoccupazioni sono state ignorate e mistificate. Organi istituzionali hanno smentito autorevoli studi con semplicistiche affermazioni, dichiarando in trasmissioni pubbliche attraverso loro rappresentanti che le morti derivanti da patologie gravi (tumori, leucemie ed epatiti) sono conseguenza di cattivi costumi delle nostre popolazioni. Tutto ciò è inaccettabile sotto il piano umano, scientifico e costituzionale. Invitiamo la comunità scientifica e la società civile, di farsi carico di risposte certe al problema rifiuti tossici: siamo o non siamo il Triangolo della morte?
Questa vicenda mi ha fatto riflettere su una questione che investe ognuno di noi. Ho notato, infatti, un atteggiamento di lontananza della Chiesa locale, tant’è che ho preso l’iniziativa di andare dal nostro Vescovo con altri amici della comunità mariglianese. A lui ho scritto anche una lettera personale, nella speranza che accogliesse il mio appello a dare luce agli avvenimenti che ci hanno interessati da vicino, nella consapevolezza che la Chiesa che è madre e maestra può interpretare la realtà e rileggerla alla luce del Vangelo. Come al Vescovo ho scritto al mio parroco, per chiedere di non chiudersi nelle sacrestie, che la gente disorientata ed allarmata ha bisogno di una parola di conforto, di una parola di speranza. Che servono vi chiedo gli innumerevoli documenti che la Chiesa produce se poi tutto questo non si traduce in una presenza viva? La gente è stanca di prediche, ha bisogno di una Chiesa sullo stile di Madre Teresa di Calcutta, una Chiesa missionaria, una Chiesa Amore che non fa grandi discorsi, ma che si fa prossimo, condividendo le ansie, le paure, donando un sorriso, una speranza. Vi chiedo come la comunità dei laici, interpreta quel concetto a noi tanto caro della cittadinanza attiva? Standosene a casa o in parrocchia ? Gesù ci ha insegnato di farci prossimo dei più deboli, di coloro che soffrono, di essere invasi dal Suo amore per dare amore. E questo non lo si fa negli incontri settimanali, nel chiuso delle nostre stanze, ma incontrando la gente standogli vicino, assumendoci il peso delle loro paure, nelle situazioni concrete della nostra vita. Abbiamo sentito quanto grande è il problema dei rifiuti tossici, e vediamo purtroppo morire persone care, amici, conoscenti, sempre con uno stesso problema: cancro, leucemie, ecc. Non so dire se c’è stretta relazione tra queste due cose, ma entrambe sono vere e non sono una buona cosa. Nel dubbio, meglio ripulire le nostre campagne, perché di sicuro non fanno bene i rifiuti tossici. Vorrei che non ci fosse indifferenza o un pensiero superficiale. Io sto lì tra quella gente che protesta, per tutti i motivi che ho detto, ed anche perché ho scelto di dare voce ai sofferenti, ai malati, a coloro che non hanno lacrime da piangere perché tante ne hanno versate, perché Gesù mi ha detto di essere loro, di farmene carico come cristiano. Alla mia comunità, ai miei sacerdoti chiedo di fare opera di Verità, di annunciare il Vangelo, di parlare alle coscienze di una comunità civile malata di egoismo e di ignavia, dove la dignità della persona umana è offesa dall’interesse e dal profitto, dove la salute e la vita umana vengono minacciate da disegni criminali, dove la verità viene adulterata e mistificata per perseguire interessi economici precisi.
Sebastiano
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