“Sulle strade di Don Tonino”: il racconto di Miriam e Brigida

Di seguito vi proponiamo il racconto di Miriam e Brigida che, lo scorso 14-16 Luglio, hanno partecipato al campo adulti diocesano sulle strade di Don Tonino Bello, in Puglia.

 

“..Da soli non si cammina più.”

Sono sempre rimasta affascinata dai racconti ed ancor di più dalla luce negli occhi dei miei amici quando, sempre emozionati, raccontavano della loro esperienza vissuta durante i campi di AC. Ebbene, quest’anno ho deciso di provare anche io questa emozione aderendo al campo adulti AC organizzato sulle orme di Don Tonino Bello. Ad oggi posso dire che è stata una delle decisioni più belle che io abbia mai potuto prendere perché, si, ora posso dirlo anche io, i campi di Azione Cattolica sono esperienze che ognuno di noi dovrebbe fare almeno una volta nella vita. Per me è stata una esperienza bellissima, ricca di emozioni, tanto che ho nel cuore la nostalgia dei giorni trascorsi e la consapevolezza che una sola volta non potrà bastarmi, perché quando tocchi con mano una “comunione” così bella come quella che si vive durante i campi, non puoi più farne a meno.

Sono partita con pochi punti di riferimento, pochi volti a me già noti, ma, come mi era stato suggerito, “con il cuore spalancato” e con il desiderio di vivermi questa esperienza al massimo. Sono stati tre giorni intensi dove la condivisione è stato l’elemento cardine. Abbiamo trascorso tre giorni “inseguendo” quelle che sono state e che sono tutt’oggi le impronte ancora visibili di Don Tonino Bello. La stanchezza non è mancata ed il troppo caldo si poneva spesso come ostacolo, ma nulla ha potuto frenare il clima di fratellanza che ho respirato in questi giorni. È stato bello poter conoscere persone nuove, condividere le proprie esperienze o semplicemente un sorriso, tutto nello spirito di quell’amore incondizionato che nei luoghi di Don Tonino Bello ci ha avvolto dal primo istante, grazie anche alle testimonianze ascoltate di chi ha avuto la fortuna di poter condividere una parte della propria vita con lui.

Sono tante le immagini e le parole che mi porto nel cuore da questo campo, ma c’è stata una raffigurazione in particolare che mi ha colpita, unitamente al suo significato che custodirò gelosamente dentro di me. Nel Duomo vecchio di Molfetta, nella sacrestia, è posizionato un grande crocefisso di terracotta donato da uno scultore del luogo. Accanto vi è posizionato un biglietto con la scritta “collocazione provvisoria”, essendo in attesa di trovare altrove la sua definitiva sistemazione. Tuttavia, ci è stato spiegato che in realtà tale dicitura apparve immediatamente provvidenziale: “la tua Croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre Collocazione Provvisoria. Il Calvario non è zona residenziale”. Da qui la decisione di non spostare più quel crocefisso dalla sacrestia. La vita di ciascuno di noi è inevitabilmente afflitta spesso da inquietudini, affanni, ma ciò che dovremmo sempre ricordare, anche grazie a tale rappresentazione, è che il buio cederà sempre il posto alla luce.

E se Don Tonino Bello diceva: “Ognuno di noi è un angelo con una sola ala. Non possiamo volare se non abbracciati all’altro”, io posso dire di essermi sentita abbracciata in questo weekend da ciascuno dei miei compagni di viaggio e porterò questo abbraccio sempre con me.

Ciao compagni di AC, arrivederci al prossimo campo!

Miriam, giovane adulta della parrocchia Maria SS della Stella, Nola

 

 

Un’ala di riserva Partire per stare da sola e finire per incontrare un profeta

A 58 anni il mio primo campo adulti di AC (che volete, dovevano maturare i tempi) quasi una trasgressione lasciare il marito solo a casa e partire senza neanche una compagnia parrocchiale, certa però che sarei stata accolta dalla grande famiglia associativa, e così è stato.

La spinta ad andare è stata l’esigenza di staccare da un periodo stressante di lavoro e dalla routine quotidiana, pure il tema dato al campo era per me solo un pretesto, desideravo stare tre giorni senza preoccupazioni, quindi nessuna grande aspettativa se non quella, di lasciarsi sorprendere, e come la bellezza di un paesaggio che all’improvviso ti sorprende così è stato con la figura protagonista di questo campo.

Conoscevo don Tonino Bello Vescovo solo attraverso sue frasi diffuse sui social come motto, andando nella sua terra e incontrando i testimoni, giovani che sono stati al suo fianco, ho percepito tutta la forte spinta entusiasmante della visione da lui lasciata e che dopo 30 anni dalla sua morte è più vivida che mai.

Il racconto che è giunto a noi in questi giorni ci ha detto di ideali cristiani che erano prima “sogni” e poi “segni” di concretezza e speranza.

Il suo episcopato è caratterizzato dalla pedagogia del “potere dei segni” e non dai segni del potere; con naturalezza apre le porte dell’episcopio ai profughi albanesi, accoglie poveri e tossicodipendenti, sostiene le lotte operaie coinvolgendo i giovani.

Quindi il bene si poteva fare, era possibile “organizzare la Speranza”, e così già nell’anno della sua precoce morte, nasceva la fondazione dei Santi medici Cosma e Damiano, la prima struttura in Puglia a prendersi cura dei malati di AIDS  e che ad oggi  è una onlus che ospita malati terminali, una comunità terapeutica, una mensa per poveri, una casa di accoglienza per donne, un dormitorio, un centro diurno per minori.

Ma tornando all’aspetto personale di questa esperienza, devo dire che l’insegnamento  di don Tonino che più sento di dover far mio è quello dell’umiltà,  a cui lui richiamava fortemente con due simbologie, quella del “grembiule” per servire e quella “dell’ala di riserva” che ci ricorda di essere limitati e di aver bisogno sempre costantemente di un ala da ricevere e da poter donare; perché la forza della responsabilità nel servizio è data solo dal confidare nel Signore Gesù Cristo e dalla fedeltà al vangelo.

Grazie a tutta l’equipe, grazie per la responsabilità che vi siete presi, grazie per il servizio donato; questa è la mia associazione, questo è essere AC.

Brigida La Marca, adulta della Parrocchia  Sacro Cuore in  Pontecitra, Marigliano

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