Di seguito vi proponiamo il racconto di Mariarosaria e Francesca che, lo scorso 22-24 Luglio hanno partecipato al campo adulti diocesano dal titolo: “Vivere Vicini, coincidenza o presa di coscienza?”
Pronti via, si riparte!!! Dal 22 al 24 Luglio 2022 si è svolto il campo adulti di Azione Cattolica della Diocesi di Nola dal titolo Vivere Vicini: coincidenza o presa di coscienza? Il folto gruppo adulti è stato ospite della casa di spiritualità Villa Penta di Matrice, comune in provincia di Campobasso, un luogo ricco di storia e di spiritualità. Dopo un lungo stop legato alla pandemia, finalmente i soci delle varie parrocchie appartenenti alla Diocesi di Nola, insieme all’equipe e al presidente, hanno vissuto di nuovo questa esperienza come termine del percorso e del cammino dell’anno associativo. Il campo è stato articolato in vari momenti, una parte è stata dedicata alla visita e alla scoperta del territorio, come il santuario di Cercemaggiore, la chiesa di San Giorgio di Petrella e il Santuario di Santa Maria la Strada. Il Santuario di Cercemaggiore, in cui si è svolta l’Adorazione Eucaristica celebrata da Don Aniello, Assistente Diocesano del gruppo adulti, è caro al cuore dei soci dell’associazione, perché, in quel luogo, sono state vissute molte esperienze di campi passati e in questa occasione, i soci storici hanno raccontato e documentato, tutta la bellezza, la gratuità, tutta la spontaneità dei rapporti umani che si formavano e si consolidavano nel tempo, fino a diventare un’unica grande famiglia. Attraverso racconti e fotografie, hanno fatto propria questa esperienza, essi sono la coscienza e la memoria storica dell’associazione, sono le radici che ci hanno insegnato i valori dell’essere testimoni, di quell’essere una grande famiglia formata dalle esperienze, dall’accoglienza e dal farsi prossimo, volgendo lo sguardo all’altro cercando di andare oltre. Queste sono le parole chiave che dobbiamo sempre ricordare e mettere in pratica, anche nella vita quotidiana per la costruzione dei rapporti umani. Il messaggio che continua a rinnovarsi e che anche le generazioni future impareranno e trasmetteranno, è che tutti siamo figli ma ognuno di noi diventa fratello e prossimo dell’altro. L’ anima del campo sono i laboratori, nei quali è importante la condivisione, il confronto e in cui ognuno porta la sua esperienza, la quale diventa tesoro per l’altro. Tema dei laboratori di quest’anno è stato “il condominio…dal buon vicinato alla buona cittadinanza”. Temi attuali e comuni, temi complicati che evocano tutte le difficoltà dei rapporti umani. Oggi viviamo in una società frenetica, distratta, dove tutto accade e scorre velocemente, la stessa società che ci fa sentire poco attenti agli altri. Il laboratorio è come uno specchio, per noi con noi stessi e per noi con gli altri, in cui ci si confronta, e diventa uno stimolo per la condivisione. La condivisione è il momento in cui noi esprimiamo le difficoltà, i pensieri e ci sentiamo accolti, ci sentiamo più ricchi, dove fare tesoro delle esperienze altrui. Ci sono stati confronti e riflessioni sui rapporti con l’altro, cercando di andare oltre le apparenze, oltre sé stessi e oltre i limiti che spesso ci frenano. Ma quanto ci sentiamo veramente “prossimo dell’altro”? Questa domanda può e deve essere un punto di partenza per parlare con la nostra coscienza, per riflettere e avere coraggio di aprire le porte, le porte del cuore e perché no, le porte di casa, senza timore e facendoci veramente prossimi degli altri, facendoci dono, accogliendo e mettendo al centro l’altro come esempio dell’essere cristiani. Come ci esorta Papa Francesco, nella Enciclica Fratelli Tutti “Siamo tutti sulla stessa barca ma nessuno si salva da solo”. Questo per farci riflettere e per farci capire che alla base di una buona società, tutti siamo richiamati alla responsabilità. Attraverso la relazione del buon vicinato, si potrà comprendere la costruzione del bene comune, creando una società con un’anima e una corresponsabilità da parte di tutti, cittadini, istituzioni e associazioni del territorio. Tutti dobbiamo prendere coscienza, e impegnarci a realizzare una società che va oltre il nostro momento storico, il cambiamento dovrà partire prima in no stessi, poi nel nostro rapporto con gli altri e infine nei rapporti reciproci con il territorio. Un buon punto di partenza sarà sicuramente quello di cercare di trovare dei punti di incontro con le associazioni del territorio, cercando di creare progetti ai fini del bene comune, dando l’esempio, iniziando perché no dalle proprie parrocchie, portando questa esperienza, andando oltre il singolo individuo e il singolo gruppo, cercando di collaborare e istituire una grande rete. Non sono mancati i momenti di convivialità, in cui ognuno ha potuto riconoscersi e sentirsi parte di una grande famiglia in cui ci si sentirsi accolti. A concludere il campo è stata la catechesi e a seguire la Celebrazione Eucaristica, presieduta da Sua Ecc. Mons. Bregantini, Arcivescovo di Campobasso. Argomento della catechesi è stata una delle tematiche svoltesi nel laboratorio “il bene comune e il buon vicinato”, in cui Il tutto è nel frammento. Il frammento inteso come simbolo evocativo e che contiene molto di più. Ognuno di noi può sentirsi frammento, il quale insieme agli altri frammenti costituisce qualcosa di più grande, come ci ricorda San Paolo nella (1 Corinzi 12,12) Come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Il piccolo è il grande, la bellezza del buon vicinato è il piccolo che si fa grande. L’Arcivescovo sottolinea ancora, come punti di forza del buon vicinato, il “come” inteso come grazia nei riguardi della costruzione delle relazioni, la “prossimità” come regola base, quindi essere vicini al prossimo e “l’ascolto” come radice per un buon vicinato. Tutto è retto dalla gratuità. Icone della prossimità sono Marta e Maria che accolgono Gesù, tutti dobbiamo essere come Marta e Maria, accogliere con l’ascolto, quindi con il cuore e servire con le mani. Ci deve essere armonia tra queste due realtà anche se l’ascolto vale di più, perché se si ascolta, il servire diventa la manifestazione concreta dell’ascolto. Gli aggettivi “mio e nostro” viaggiano insieme, senza il mio non c’è un nostro, in cui se non si è felici per sé alla base, non si può essere felici con gli altri e viceversa, noi non possiamo essere felici da soli e tutto regge se viviamo in gratuità e la gratuità è alimentata dal rendimento di Grazia Eucaristico. Tutto è stato riassunto con uno schema a quattro punti e le parole interconnesse: grazie-gratuità-gratitudine-rendimento di Grazia Eucaristico, sono rette da quest’ultimo. Tutto questo, sarà possibile con la consapevolezza del riconoscersi come figli di Dio e grazie ad essa del riconoscersi, guardarsi e viversi come fratelli. Dopo i saluti finali, tutti hanno ricevuto in dono una chiave simbolica da tenere sempre con sé, con l’augurio e la consapevolezza di diventare dono e di aprire, credendoci veramente, la porta del cuore.
Maria Rosaria Mazzariello, Parrocchia San Giacomo Apostolo Cicciano (NA)
Dal 22 al 24 luglio ho avuto la grazia di poter partecipare al campo diocesano degli adulti di AC di Nola a Cercemaggiore (IS) e Matrice (CB).
Se dovessi cercare un’unica parole che sintetizzasse questa esperienza, sarebbe “relazione”.
La “relazione” è emersa a Cercemaggiore nella testimonianza della cara Lina Boccia, grazie alla quale abbiamo capito che non possiamo pensare di essere delle singole persone, senza prendere in considerazione chi ci è accanto. Fare l’esperienza di condivisione, di comunità, ci porta a guardare l’ALTRO che per noi diventa vicino e compagno di viaggio.
Lo stesso papa Francesco in “Fratelli tutti” ci invita ad uscire da noi stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere e ci ricorda che ognuno di noi, senza compiere azioni eccezionali, può sostenere, incoraggiare e promuovere il benessere dell’altro. Siamo custoditi da altri e custodi della vita dell’altro.
In uno dei due laboratori ci siamo chiesti cosa fare per il nostro vicino, il nostro territorio, la nostra parrocchia. È emerso che dobbiamo porci degli obiettivi da raggiungere e perseverare nel nostro progetto di vita che nasce come risposta ad un’esigenza sociale.
Domenica mattina anche l’Arcivescovo di Campobasso Mons. Bregantini ci ha ricordato che se non c’è il nostro, non c’è il mio, perché è il mio che raggiunge il nostro. Ci ha fatto inoltre riflettere sul fatto che noi siamo figli di Dio e in virtù di questo dobbiamo impegnarci per diventare fratelli. Non è scontato l’essere fratelli.
La chiave di tutto è Gesù nella sua gratuità assoluta, che dà pienezza a ciò che diciamo e realizziamo. Quindi non ci resta che affidarci al Signore per divenire uno strumento nelle sue mani per il bene comune.
Francesca Mazza, parrocchia Maria SS. Assunta in Cielo di Visciano (NA)