In questi giorni è ancora nitido l’eco di gioia proveniente dal campo giovani, vissuto lo scorso fine settimana. Ringraziamo Simona della Parrocchia SS. Rosario e Corpo di Cristo di Palma Campania e Enrico Viscardi della Parrocchia Santa Maria delle Vergini di Scafati per il loro racconto.
“E allora ecco che i sogni si fanno solo se si è poi capaci di coltivarli e custodirli. L’uomo è il
sogno di Dio. Tu sei il sogno di Dio, e anche tu sei chiamato con la tua vita a coltivare e custodire
sogni. Ma tutto questo a volte non ti basta perché la paura ti stringe forte il cuore. Lo chiude a
qualsiasi atto d’amore che ti viene rivolto, e allora non puoi far finta di nulla e devi ammettere che
hai paura e che per ritornare a sognare devi affrontare le tue paure.”
Questa citazione racchiude ciò che quest’esperienza ha significato per me: riconoscersi sogni e
sognatori, prendendo consapevolezza delle proprie paure. Il tema del campo “Di terra e di sogni” ha
permesso di tracciare un filo rosso tra la terra, il mettersi in cammino e i sogni, che ci invitano ad
alzare il nostro sguardo verso l’alto, attraversando il caos che inonda la nostra strada, i nostri cuori.
Questo viaggio ha avuto inizio con un vero e proprio cammino perché se è vero che camminare ci
permette di osservare, vivere, ripercorrere passi e storie, camminare è anche “raggiungere e farsi
raggiungere.” Lungo il percorso trekking della “Valle delle Ferriere”, siamo stati accompagnati
dalle figure di Filippo e dell’eunuco, anch’essi in cammino per affrontare una triplice fatica: il farsi
stranieri per il desiderio di comprensione, la sterilità e la mancanza di una guida. Quante volte
anche noi ci mettiamo in cammino in cerca di risposte ma tante cose ci sfuggono, finiamo per
perderci nei pensieri e trascurare la bellezza che ci circonda. E allora dovremmo cercare di
comprendere e comprenderci, imparare ad leggere la nostra vita, trovare il legame vero.
Le attività del secondo giorno hanno messo in luce il nostro caos e i nostri dubbi. Abbiamo capito
che “stare dentro la crisi significa anche aver sempre la pazienza di ricominciare l’opera, di ridare il
giusto peso alle cose, di rifare qualcosa con più attenzione. Dalle crisi della nostra vita non ci si
distrae, piuttosto le si attraversa lentamente e con pazienza”. Confrontarci e condividere le nostre
esperienze ci ha permesso di sentirci meno soli nelle prove della vita. Eppure, il momento più
emozionante è stato il deserto, un periodo di riflessione in solitaria accompagnato dalla lectio di
Don Marco. L’inatteso, la capacità di riconoscere i nostri angeli, la virtù della giustizia, il
reinventarsi dinanzi al caos: questi i temi che hanno smosso le nostre coscienze e ci hanno
dimostrato che i nostri sogni sono più grandi delle cose che a volte ci tolgono il respiro.
L’ultimo giorno di campo, guidati dal meraviglioso lavoro dell’équipe e dalla voglia di vivere in
pienezza ogni singolo attimo, abbiamo analizzato i nostri sogni, piccoli o grandi, che danno forma
alla nostra vita e tengono accesa quella fiamma che ci permette di volare alto.
Testimonianza vera di sogni condivisi è stata anche il ritrovarsi nello stesso luogo, dopo 7 anni, con
ragazze e ragazzi che, ieri issimi e oggi giovani, lasciandosi guidare dal desiderio di mettersi in
gioco e di riscoprirsi, hanno oltrepassato dubbi, impegni, difficoltà. Grazie a tutti i campisti,
all’équipe, ai vice e agli assistenti, grazie per ogni parola, ogni abbraccio ed ogni sorriso che mi
avete donato.
Simona Ferrara – Parrocchia SS. Rosario e Corpo di Cristo di Palma Campania
Questa esperienza da poco conclusasi mi ha donato tanta energia che spero, anche solo in minima parte, di trasmettere.
Avevo già avuto la possibilità di vivere un campo diocesano, ma questa esperienza mi ha toccato particolarmente.
Dal mio personalissimo punto di vista è stato un campo che, nei suoi momenti di riflessione, condivisione e di ascolto della Parola ha avuto un’intensità ed un coinvolgimento che si avvicinavano alle esperienze di esercizi spirituali che ho avuto modo di fare.
Sicuramente è stato un campo che ha scosso me e molti miei compagni di viaggio.
Le tappe sono state diverse e pronti via abbiamo affrontato il trekking, non come semplice passeggiata bensì spiritualmente, facendoci accompagnare dalle prime domande e dai primi spunti che ci ha offerto Don Marco.
Divisi in gruppi abbiamo ragionato insieme circa quale fossero le nostre mete, quale il nostro compagno di viaggio ideale ed anche su quanto fosse importante avere una guida durante un viaggio, così come nella nostra quotidianità.
Tutti gli spunti e tutte le domande anticipavano già in qualche modo il centro di questo campo: il caos.
In particolar modo durante questi giorni abbiamo riflettuto su quanto il caos si intrometta nei nostri sogni.
Quanti momenti difficili incontriamo? ma soprattutto come li affrontiamo? Quanto spazio lasciamo alle paure? Diamo modo alle paure, ai dubbi, alle incertezze di rubarci i sogni?
Inevitabilmente ognuno di noi vive o ha vissuto situazioni di caos, situazioni in cui guardando avanti, immaginando il nostro futuro, prevale il buio o addirittura non vediamo spiragli di luce; tutto ci sembra incerto o lontano da come desideriamo realmente.
Anche la Bibbia, ci ha mostrato ancora don Marco, è piena di storie di chi ha fatto i conti con l’imprevedibile, come Abramo che abbandonò la sua terra o come Giuseppe che accettò di prendere con sé Maria senza avere alcuna certezza.
Tra i piacevoli momenti di svago, convivialità e nuove conoscenze, è prevalso che la tematica ha coinvolto (e spiazzato) tutti noi, e personalmente centrava in pieno il periodo che sto attraversando.
Tutte le condivisioni che ho avuto la fortuna di ascoltare sottolineavano la debolezza che mostriamo dinanzi a queste difficoltà.
È emerso che diventa essenziale dunque, durante momenti del genere, snellire i nostri dubbi, le nostre incertezze a cui lasciamo avvolgerci come un vortice, concedere un ruolo più importante ai dubbi più grandi, quelli da affrontare e superare per ritrovare serenità, ricordarci che chiedere aiuto è segno di forza e non di debolezza, ed ovviamente, ricordarci che il Signore non evita le difficoltà ma ci accompagna sempre e ci offre la possibilità di affidarci a Lui tendendo la sua mano come ha fatto con Abramo e Giuseppe.
Ho riscoperto la mia debolezza che prevale nel momento in cui affronto situazioni negative.
Ho riflettuto su quanta fortuna avessi a riempire le mie giornate con esperienze positive che mi fanno stare bene e influiscono positivamente sul mio stato d’animo.
Lo stesso stato d’animo però lo lascio mutare ed influenzare facilmente appena sono coinvolto da un momento di paura, ansia, caos.
Non potendo evitare questi momenti, questa è stata un’ottima opportunità per comprendere il modo migliore di affrontare situazioni del genere, non con incoscienza bensì a cuor leggero, con pazienza e con la consapevolezza che tutti siamo messi costantemente alla prova e siamo capaci di andare avanti.
Sostanzialmente infine, dopo aver guardato avanti ed immaginato concretamente la nostra vita tra qualche anno, abbiamo paragonato i nostri percorsi ad un gioco dell’oca che ha le sue caselle positive e le sue caselle negative, ma che nonostante tutto prevede una casella d’arrivo.
I nostri percorsi devono prevedere una casella d’arrivo: il nostro sogno, il nostro obiettivo.
L’augurio che posso fare a me ed a tutti i giovani è di mettere subito in pratica quanto pensato ed emerso in questi giorni, lasciando che non siano solo parole sentite ma ascoltate ed accolte.
Non ci sono ragioni per mollare ciò che ci dona serenità e gioia.
Dobbiamo curare il nostro sogno appeso, lasciato “appeso” solo il tempo di affrontare il caos, componente tutto sommato essenziale per “acchiappare” il nostro sogno.
Enrico Viscardi – Parrocchia Santa Maria delle Vergini di Scafati