Carissimi amici
eccoci alla fine di un anno bello ed entusiasmante, in cui abbiamo potuto riassaporare la normalità della vita – e della vita associativa – dopo due anni segnati dalla pandemia.
E’ stato un anno intenso, ricco di incontri, occasioni, lavoro ordinario. Un anno che ci ha permesso di guardare negli occhi gli effetti del covid: sulle persone, innanzitutto, e poi sul nostro territorio, sulla Chiesa e sull’Ac.
Dal punto di vista associativo il dato bello è stata la conferma che “abbiamo tenuto botta”: l’Ac non si è fatta travolgere dalle varie ondate, ha resistito e ha saputo essere “casa costruita sulla roccia” in cui tanti hanno trovato rifugio e conforto. Non ne abbiamo mai dubitato perché conosciamo la vostra generosità e la qualità che contraddistingue ciò che fate. Grazie per la passione e la dedizione che avete messo in questi anni e per l’amore e l’attenzione che abbiamo toccato con mano negli incontri con i consigli parrocchiali, occasioni in cui è emerso come la voglia di costruire sia più forte dei problemi e quanto il fuoco della passione arda forte nel cuore di ognuno.
Ripercorrendo il calendario abbiamo ancora negli occhi la bellezza del ritrovarci all’assemblea, la profondità e la ricchezza delle riflessioni nei vari momenti di settore, il sostenersi a vicenda e il condividere i sogni che abbiamo per la nostra associazione. E il cuore scoppia per la gioia della festa unitaria e la festa dell’Acr: due feste di popolo, di un popolo fedele che non si è smarrito perché ha radici ben salde che sono state annaffiate con pazienza e costanza dagli educatori e dai responsabili, giardinieri di questo prato meraviglioso.
Carichi di entusiasmo, perciò, guardiamo con fiducia ed ottimismo al prossimo anno, che sappiamo essere un anno tosto. L’anno “bonus” del triennio coincide, infatti, con l’anno in cui rilanciare con forza l’associazione e continuare a costruire il futuro senza dimenticare di curare il presente.
Vorremmo perciò segnalarvi 5 punti fermi da cui partire e su cui porre la massima attenzione:
- L’associatività. Sono le scelte che facciamo che ci contraddistinguono, scelte che sono alla base del nostro agire (il “perchè” facciamo le cose in un certo modo) e che non possiamo perdere: il rischio da evitare è che presi dal fare e dall’organizzare non si tramandi lo stile, si smetta di spiegare “perché” l’Ac si fa così.
- La popolarità. Se vogliamo essere davvero capaci di parlare a tutti dobbiamo avere il coraggio di non ragionare con i “si è sempre fatto così”, mettendoci in discussione e lavorando per obiettivi e verifiche, anche se è più complicato. La regola è fare discernimento per poter parlare alla vita delle persone, fare verifica per capire se si è parlato al cuore delle persone. Lo scopo è confrontarsi insieme per offrire una proposta adeguata a tutti e non pretendere che siano gli altri ad adattarsi alla proposta più comoda per noi.
- La corresponsabilità. Sappiamo che ci sono educatori e responsabili che stanno facendo gli straordinari perché in tanti casi c’è stato un salto generazionale. Diamo fiducia ai più giovani: non aspettiamo che abbiano la patente “dell’educatore perfetto” per chiedere loro di dare una mano, specie ora che abbiamo più bisogno. Questo non significa mandare allo sbaraglio loro e l’associazione: diamogli fiducia senza tenerli al “guinzaglio”, ma accompagnandoli personalmente in modo costante affinché possano crescere. Per questo proprio agli educatori e alla loro cura sarà destinata l’attenzione maggiore il prossimo anno.
- L’interiorità. Il “chi me lo fa fare?” trova solo in Dio la sua risposta, perciò avere cura di se stessi e della propria vita spirituale è fondamentale: vale in tempi normali e soprattutto in periodi come quelli che stiamo attraversando. Se smettiamo di innaffiare la pianta dell’interiorità, siamo destinati a diventare aridi e ce ne accorgeremo troppo tardi, quando la pianta sarà già secca. Se non alleniamo il nostro cuore – e quello degli educatori – alla generosità, dandogli le giuste motivazioni interiori, non devono stupirci i “no” al servizio, la fatica che prende il sopravvento e le varie condizioni che vengono messe per poter dire sì. E infatti il prossimo anno l’interiorità sarà l’altro filo rosso che si intreccerà con la cura degli educatori.
- La diocesanità. Non guardiamo ai momenti diocesani come appuntamenti, ma come occasioni: è in diocesi che in tanti hanno fatto quello scatto in più nella responsabilità ed è in diocesi che, spesso, il cuore ha potuto allargarsi e alleggerirsi attraverso l’incontro con altre persone che vivono situazioni simili alle nostre.
In generale, ricordiamo che per ogni cosa ci vuole tempo. Ci vuole tempo perché quello a cui siamo chiamati è un lavoro lungo i cui effetti non sono immediati. E ci vuole tempo perché dobbiamo “investire” tempo: le cose non si fanno da sole, le persone non crescono nella responsabilità da sole.
Il testo dell’incontro per i presidenti parrocchiali del 18 giugno 2022 con don Fernando Russo: Formazione-presidenti-AC-2022.pdf (128 download)
Vi proponiamo la traccia utilizzata dal consiglio diocesano di giugno per fare la verifica dell’anno associativo: traccia-consiglio-diocesano-verifica-giugno-2022.pdf (117 download)