Contagiati di speranza: nuove prospettive per il mondo del lavoro. Il racconto di Pina

Di seguito vi proponiamo il racconto di Pina Orefice, referente diocesana per il Mlac, Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, che questa estate ha partecipato agli incontri nazionali promossi dal  Movimento.

“Se normalmente diamo per scontato che l’altro accanto a noi ci ascolti, in piattaforma, durante gli incontri virtuali, spesso abbiamo ripetuto “mi senti?”, “ci sei?”. L’altro, le distanze fisiche, la mediazione di uno schermo ci mettono a disagio, lo abbiamo sperimentato un po’ tutti in questo periodo. Fortunatamente abbiamo tanti modi per mostrare vicinanza all’altro: l’espressione degli occhi, il contatto verbale, l’empatia.

Per non interrompere le attività ordinarie, il Movimento Lavoratori  ha scelto la formazione a distanza come alternativa al tradizionale campo nazionale.

A fine agosto si sono conclusi gli incontri webinar del MLAC per riflettere sugli scenari economici- sociali delineati dalla pandemia. Oggi più che mai, appare evidente la connessione tra crisi sanitaria e crisi economica. Più marcati sono i sentimenti di incertezza e disorientamento per le famiglie e per i lavoratori. Le domande sul futuro sono impregnate di fragilità.

Nel corso dell’emergenza sanitaria, il lavoro umano è rallentato nei ritmi e il Pianeta si è alleggerito delle perturbazioni umane: le acque limpide del Sarno, la diminuzione dell’emissione delle polveri sottili nelle nostre città, esempi palesi sulle criticità di attività umane deturpanti e devastanti. Appare importante, pensando al lavoro di domani, incoraggiare politiche del lavoro green che valorizzino la persona e la sua dignità attraverso un lavoro creativo, libero, solidale e partecipativo e al contempo capace di salvaguardare la casa comune.

L’emergenza sanitaria è interpretabile come un invito al cambiamento dove sostenibilità ambientale ed economica sono rintracciabili in un unico fine. La pandemia ha reso comprensibile il valore della lungimiranza aprendo nuove prospettive di lavoro da ripensare sotto diversi aspetti: il tempo e gli spazi della vita professionale, caratterizzata anche dalle relazioni sociali. Riflettere su nuove modalità per riscoprirsi comunità, è indispensabile. Non esiste lavoro senza Comunità.

L’emergenza sanitaria ci ha lasciato la consapevolezza che tutti siamo connessi e che dalle crisi spesso nascono buone opportunità per riscoprire il senso del nostro essere e per individuare modalità utili a rinnovare il proprio agire, nuove forme anche per vivere con serenità la dimensione sociale.

Economia, sostenibilità, diritti e cultura devono trovare ampio spazio in questo nuovo scenario. Il lavoro al tempo del Covid19 ha subito notevoli modifiche acuendo differenze e discriminazioni a livello generazionale, si pensi alla donna impegnata nello smart working che ha assistito, nello stesso tempo e adoperando gli stessi spazi, persone anziane e figli. Le differenze sociali si moltiplicano nel mondo digitale; il digitale mette in evidenza le disparità esistenti. Il covid19 come un marker ha fatto emergere tali differenze. Sarà necessario quindi fin da subito mettere in atto azioni politiche capaci di intervenire nel presente per generare equità.

Il Covid 19  ci ha chiesto di riflettere su quale modello di lavoro per il futuro: lavoro agile, telelavoro, lavoro da remoto? L’inadeguatezza della rete, la palese difficoltà delle famiglie  nella gestione degli spazi e dei tempi ha posto l’accento sulla necessità di un cambiamento. La crisi può tramutarsi in una occasione di partenza, non basta mettersi in movimento ma è necessario cambiare non lasciando indietro nessuno. Il lavoro agile può migliorare la qualità dei rapporti con i figli ma è importante che ci siano strumenti di supporto per le famiglie.

Lo smart working ha posto l’attenzione anche sui tempi del lavoro senza vincoli di orari nei luoghi domestici perseguendo obiettivi. Lo smart working prevede flessibilità ma richiede un accordo tra le parti ben regolamentato; il lavoro da remoto preesistente era organizzato con strumenti e tempi nel rispetto dei vincoli aziendali. È questa una nuova stagione dei diritti e dei doveri dei lavoratori.

La formazione delle coscienze resta una priorità per riuscire a leggere ciò che e successo e individuare con sobrietà, con speranza e coraggio nuovi stili di vita”.

 

Pina Orefice (parrocchia Maria SS del Carmine e San Liberatore,  Mugnano del Cardinale)

Un commento su “Contagiati di speranza: nuove prospettive per il mondo del lavoro. Il racconto di Pina”

  1. Condivido quanto esposto da Pina Orefice ma ho molti dubbi che chi ci governa abbia digerito quanto questa pandemia ci ha messo davanti agli occhi perché solo prendendo in seria considerazione i lati positivi di questa emergenza sanitaria potremo avere un domani migliore, un domani a misura d’uomo come spesso capita di dire.

Lascia un commento