“Occorre, così, saper cogliere, con vigile senso critico, ciò che il passato consegna di valido in sè, e non in ragione del tempo; ciò che del passato può essere abbandonato, senza perdite per il singolo e per la città in cui vive; ciò che il presente genera di rispondente alla crescita dell’uomo; ciò, infine, che si manifesta quale germe carico di possibilità di sviluppo per un domani che supera l’oggi in pienezza di umanità” (G. Lazzati)
E’ iniziata oggi la cosiddetta Fase 2. Una prima riapertura dopo il lunghissimo lockdown dei mesi scorsi. Una riapertura i cui effetti saranno da sperimentare a intervalli regolari perchè il virus non è sparito del tutto, il vaccino non è stato ancora trovato (ma alcuni sono in fase di sperimentazione), ma non era possibile continuare a tenere (quasi) tutto chiuso.
Oggi (ieri in realtà) è il giorno dei bilanci: in tanti si sono soffermati a guardare questi due mesi per capire cosa ci hanno lasciato. Ci sembra opportuno provare a farlo anche noi, dal punto di vista associativo perchè è sempre utile fermarsi e fare un po’ di verifica. Non un elenco di cose fatte – sarebbe fine a se stesso – ma, come dice Lazzati, ragionare su ciò che abbiamo capito che del passato può essere abbandonato (perchè siamo andati avanti allo stesso modo, se non meglio), cosa del presente è stato rispondente alla crescita personale e quali germi di possibilità si intravedono per il futuro
Innanzitutto, questi due mesi sono stati mesi di sofferenza e paura. Lo sapete, non mi ha mai convinto quell’ #andràtuttobene detto troppo presto e con troppo ottimismo. Sono stati mesi particolarmente duri per chi si è ammalato e chi ci ha lasciato, per chi ha perso il lavoro o ha paura di perderlo, per chi ha dovuto chiudere la sua attività o non sa come rimettersi in piedi, per tutti quegli affetti “troncati” da un giorno all’altro: tante telefonate tra fidanzati e parenti si sono chiuse con un “ci vediamo domani!” senza che quella promessa potesse essere mantenuta. Sofferenza e paura che non sono passati, perchè della crisi economica e delle conseguenze emotive di questo periodo dovremo occuparcene ancora.
Ma sono stati anche mesi in cui metterci pienamente in gioco come associazione. Da subito ci siamo detti “l’Ac non si ferma perchè è fatta di relazioni”. Ci sentiamo di dire che la crisi economica e quella sanitaria per noi non sono state affiancate dalla crisi di identità. Abbiamo continuato ad essere noi stessi e non era scontato. Questo, con un po’ di orgoglio dobbiamo dircelo: non era scontato continuare a tenere vivo il tessuto associativo e relazionale. Non era scontato che i gruppi, tutti i gruppi dai piccolissimi agli adultissimi, trovassero e sperimentassero modi per restare insieme ed in contatto. Grazie di cuore per la tenacia e l’entusiasmo che avete dimostrato.
Come lo abbiamo fatto ci conferma, probabilmente, due cose che ci dicevamo da un po’: è stato necessario adattare tempi e strumenti ai ritmi di vita e coinvolgere le famiglie.
In un primo momento sembrava che quelli con cui sarebbe stato più semplice continuare a vedersi in videochat sarebbero stati i giovanissimi, super esperti con app e device. La realtà, dopo un po’, ci ha smentiti: la didattica a distanza è diventata così presente nella loro giornata che ha reso necessario pensare ad appuntamenti più discreti, meno pressanti e meno frequenti. Questo per venire incontro alle esigenze reali e alla disponibilità di tempo delle persone. Al contrario gli adulti hanno iniziato a vedersi e sentirsi un po’ più spesso tra rosari recitati insieme, messaggi nei gruppi whatsapp (in questi giorni nessuno si è lamentato dei buongiornissimi, anzi venivano aspettati con trepidazione) e telefonate.
Le famiglie sono la grande eredità di questo periodo: si è creato un preziosissimo dialogo, hanno imparato a conoscere di più l’Ac e, forse, a capire maggiormente quanto facciano gli educatori per i loro figli. E’ un dono enorme e una responsabilità.
E’ stato il tempo in cui raccontarci e comunicarci l’essenziale: le attese, le difficoltà, le speranze e i progetti che ognuno ha. In cui sentirsi ed essere comunità anche se a distanza e in cui essere in cui abbiamo sperimentato con forza la comunione spirituale a distanza durante la Via Lucis. Quanto bene faccia fermarsi e formarsi confrontandosi con gli educatori delle altre parrocchie. Un essenziale da non spazzare via alla riapertura.
E’ stato anche il tempo del coraggio, dello sperimentare forme e metodo nuovi per stare insieme e aiutare l’altro a riflettere, pregare e sorridere. Il tempo della creatività e del servizio puro, quello in alcuni casi #senzascuorno perchè si pensava totalmente agli altri e non alla propria dignità.
E mò?
E mò non cambia nulla: continuiamo ad andare avanti. Piano piano, passo dopo passo. Anche perchè in realtà, dal punto di vista associativo non è che sia cambiato molto: se mi concedete la battuta, l’Ac è una grande famiglia, ma non rientra nella definizione di congiunti e quindi non possiamo vederci. Quindi continuiamo con le nostre belle riunioni 2.0. E allarghiamo sempre più la rete di solidarietà verso chi è stato travolto dalla pandemia anche dal punto di vista economico. Non abbassiamo la guardia su questo aspetto e rilanciamo sempre l’attenzione di tutti.
Probabilmente a fine mese – se saremo bravi e le cose si mettono bene – sarà possibile pensare di riunirsi in piccoli gruppi. E’ bene farlo: se a giugno sarà possibile dal punto di vista legale, vediamoci ed incontriamoci in parrocchia secondo le norme! Non sprechiamo il tempo estivo che quest’anno più che mai sarà un tempo eccezionale e da sfruttare fino in fondo. Dopo “l’Ac non si ferma” del lockdown è il momento de “l’Ac c’è ed è accanto a te”. E’ assolutamente vietato sbaraccare! Anche perchè penso che attendiamo tutti con ansia il momento in cui, anche se in piccoli gruppi, sarà possibile vederci. Quindi non molliamo la presa!
Occhio che non ci siamo dimenticati delle feste: nei prossimi giorni l’Acr vi dirà come vivere un momento il 23 maggio, mentre i giovani e gli adulti vi supporteranno in vista del 6 giugno! Non vi sveliamo ancora nulla sulla festa dei 100 anni, ma vi dico solo una cosa: Bake off Ac!
Curate questo tempo in vista delle feste che – ATTENZIONE – non associamo alla fine dell’anno associativo per rivederci a settembre, ma a un rilancio di entusiasmo in vista dell’estate.
Come sapete, infatti, abbiamo in cantiere diverse cose per la bella stagione: se possibile vivremo momenti di incontro diocesani/decanali/cittadini (la dimensione dipenderà da quello che ci consentiranno le nome e ci suggerirà il buon senso!) per presidenti ed educatori, ci saranno le proposte per vivere l’estate in parrocchia e per il supporto alle famiglie…
In definitiva, quindi, non rendiamo questa quarantena un tempo inutile: custodiamo il buono che vi abbiamo trovato. Non salutiamoci adesso dicendo “ciaone, se ne parla a settembre”. Alimentiamo la voglia di incontrarci. Siamo fatti per stare insieme.
Insomma, avanti più che mai. Forza e coraggio!
Enzo