Fare casa con Gesù e gli altri… vi raccontiamo i nostri Esercizi!

Gli esercizi spirituali si sono tenuti dal 22 al 24 Novembre a Casa Clero a Nola. Fin da subito sono stata convinta di voler partecipare. Non so dirvi il motivo preciso che mi ha spinto a parteciparvi ma interiormente sentivo che dovevo andarci. Probabilmente, e ne sono sempre più convinta, è stato lì che ho scoperto il vero motivo: andare e partecipare perché avevo e sentivo il bisogno di un rapporto “one to one “ con Gesù e per guardarmi interiormente nel silenzio, ciò che non accade nel nostro quotidiano perché sopraffatti dai mille impegni e perché diciamola tutta guardarci dentro ci fa paura.

Abbiamo avuto in questi giorni la presenza nonché l’appoggio di Don Luigi, Don Paolino, Antonella e Domenico soprattutto nei momenti bui, momenti di interrogativi e momenti di semplice sfogo. Il venerdì, dopo arrivi e cena, ci siamo ritrovati nel refettorio dove Don Luigi ci ha introdotto ciò su cui avremmo avuto modo di riflettere e vissuto nei prossimi giorni. Da subito abbiamo riflettuto sul verbo “ABITARE”. Non si può vivere senza abitare ma in modo particolare ci siamo soffermati sull’Abitare secondo Dio e sull’Abitare secondo gli uomini. Il primo luogo a cui pensiamo sentendo il verbo abitare è la CASA, la quale è espressione di noi, è segno di chi ci vive. Ma è giusto e importante dire che prima della casa c’è la TERRA, luogo che per il popolo d’Israele è un qualcosa di fondamentale. Possono esistere diversi tipi di case, come la casa palazzo che però ci può dare un’idea ambigua di casa perché può diventare un deposito, o la casa regia che non serve per abitare in quanto è espressione di potere e affermazione di sé e non è orientata al bene.

Al termine Don Luigi ci ha lasciato con un primo interrogativo: “Signore, dove abiti?”. Il silenzio vero e proprio ha avuto inizio. Il sabato mattina dopo le lodi mattutine e la colazione c’è stata la divisione tra coloro i quali gli esercizi erano la prima esperienza e colori i quali avevano già vissuto gli Esercizi. I primi sono stati guidati da Don Paolino, invece i secondi da Don Luigi. In quanto prima esperienza ho avuto il piacere di conoscere Don Paolino con il quale abbiamo durante la giornata del sabato affrontato due brani del Vangelo, in mattinata Giovanni 1, 35-40 dove ci viene raccontata la chiamata dei discepoli di Giovanni Battista; nel pomeriggio quello di Luca 19, 1-10 dove abbiamo esaminato Zaccheo. Ci siamo chiesti
se ognuno di noi si sentisse più sicomoro e quindi aiutare gli altri a conoscere Gesù o sentirci come la folla che invece ostacola il conoscere Gesù. Ma ritornando alla prima domanda su cui abbiamo riflettuto, Don Paolino ci ha illustrato la casa di Gesù, fatta di quattro pareti, ovvero: la Parola, attraverso la quale Gesù vuole farci sapere che noi per Lui esistiamo; l’Eucarestia, un segno concreto dell’Amore di Gesù; la Misericordia, che ci rimette in piedi; i Fratelli, ovvero il nostro prossimo.

Amare ogni persona che Gesù ci mette accanto perché è lì che Gesù si trova. Nel pomeriggio ci sono state anche le confessioni. Momento molto toccante per me è stata l’Adorazione Eucaristica del sabato sera vissuta in un primo momento insieme da tutti e dopo ognuno di noi si è impegnato a trascorrere un’ora con Gesù sempre nel totale silenzio fino al mattino seguente quando ci siamo ritrovati tutti per la Celebrazione. Prima del pranzo c’è stata l’ultima meditazione sul brano di Giovanni 11, 1-44 riguardante la Risurrezione di Lazzaro. Brano che si collega agli altri due precedenti, non a caso. Oggi e non domani Gesù ci invita a VENIR FUORI, ad abbandonare i pensieri che ci impediscono di vivere la vita piena.

È stata nell’ultima meditazione che mi sono messa in silenzio affacciata ad una finestra che affacciava su un campetto di calcio. Ad un certo punto ho visto una rondine volare in quel campetto e osservando ho notato che alla destra c’era una porta semiaperta. Beh… l’ho immaginata così: la porta è il nostro cuore e la rondine Gesù che bussa ad ognuno di noi per poter entrare nel nostro cuore ed abitarci. Ciò può accadere solo se siamo disposti ad accogliere Lui dentro di noi.

Sono tornata dagli esercizi molto carica soprattutto interiormente e spero di trasmettere agli altri ciò che ho fatto tesoro in questi giorni: “Riempire la Vita”, Dimorare nella vita”, “Abbandonare l’orgoglio per essere pieno di gioia”.

Palomba Annunziata, parrocchia San Giuseppe di Marchesa, Boscoreale.

Tutto accade per una ragione che spesse volte non sappiamo spiegarci. E questi esercizi spirituali lo sono stati per me. Quasi per caso scopro che in questo piovoso weekend di novembre può entrarci un po’ di sole, e allora, anche se presa da mille impegni, mi dico che è stato un segno e che dopo anni dalla prima esperienza non posso rifiutare questa “chiamata”.

Gli esercizi spirituali partono da un interrogativo ben preciso e d’impatto, che ci ha anche messi alla prova, ed è: “per noi cosa significa abitare? Ci facciamo dimora o ci lasciamo solo dimorare?”. Il primo pensiero a cui la mente fa riferimento è quello delle mura domestiche, scolastiche , lavorative etc … tutte cose fisiche, materiali. Per aiutarci a comprendere il vero senso della parola dimorare Don Luigi ha posto la nostra attenzione su vari brani della Bibbia, che ci hanno accompagnato in questi giorni di meditazione.

La dimora di Gesù è nel cuore del Padre, Gesù ti permette di dimorare con lui, ti mostra casa e ti accoglie. E’ ospite del Padre e ospita il Padre. Dio per abitarci si è fatto uomo ci ha dato questa possibilità di essere dimore a nostra volta, perché noi siamo fatti per essere abitati e abitare. Certo l’impresa non è semplice , ci vuole fatica per entrare nella sua casa , ma la luce è già dentro di noi basta solo accenderla, alimentarla.

Il brano sul quale ho posto maggiore attenzione è stato quello di Zaccheo. Zaccheo appena apprende della venuta di Gesù nel suo paese è impaziente di vederlo, e le tenta tutte, tanto che sale su un albero di sicomoro, e riesce nell’impresa con grande sorpresa. Gesù infatti lo nota, poiché si è dato un bel da fare per vederlo. Infatti appena lo vede gli dirà , Zaccheo scendi, oggi devo fermarmi a casa tua. E in quella casa da quel momento in poi è entrata la salvezza.

Ed ecco che ritorna la parola casa , la dimora il volere soffermarsi in qualcosa, in qualcuno. Stare. Gesù è venuto per riportarci a casa, se abbiamo fede in Lui tutto ci sarà accordato. La casa di Betania , in senso figurativo, è il luogo dove dobbiamo abitare , luogo che era per Gesù di profonda amicizia , dove possiamo trovare accoglienza, familiarità e riposo. Dove c’è un amore esclusivo, dove siamo solo noi, può essere forte, intimo e liberatorio. Invece di occupare semplicemente degli spazi e renderli delle gabbie, dobbiamo stabilire relazioni come possibili case dove abitare. Sapere che anche noi abitiamo nel cuore di qualcuno ci rinfranca l’anima. In quello di Gesù troveremo sempre posto perché Lui ci ha promesso di essere casa. Non saremo mai soli perché non c’è un posto dove non ti senti a casa quando dimori nel cuore del Padre.

Questi giorni di silenzio e meditazione mi, e credo, ci hanno fatto ricongiungere a Lui attraverso la Parola. Abbiamo riscoperto l’amore e il valore della condivisione. Come Zaccheo dobbiamo darci da fare per vederlo, per farci dimora e dimorare in Lui.

Grazie sempre AC, perché ti scopro e riscopro , sei un valore e una gioia immensa per me; grazie per avermi permesso di ritornare a Casa perché quando sono con te e con il Padre, non sono mai sola. E grazie perché, come dice la canzone “Casa” di Giordana Angi , mi sai dimostrare ogni giorno che passa che non c’è niente da temere ma così tanto da tenere.

Tina Napolitano, parrocchia Santa Maria delle Grazie di Marigliano

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