Ciascuno cresce solo se è sognato – l’esperienza di Marianna e Michele al campo nazionale Acr

“Nessuno è lontano. La realtà si vede meglio dalla periferia”. Questo il tema del campo nazionale Acr per responsabili diocesani e membri d’équipe che si è svolto presso il Collegio Leoniano di Anagni dal 27 al 31 Luglio. Cinque giorni in cui la sfida che ha fatto da fil rouge è stata quella di “decentrarsi”, cioè assumere un punto di vista diverso da quello che solitamente usiamo per guardare, osservare la vita dei ragazzi dell’ Acr e delle loro famiglie. Un punto di vista che parte da lontano, dalle periferie “esistenziali” che il nostro tempo ci chiede di abitare. Quelle fisiche e non solo: le fragilità che toccano la storia di ciascuno di noi e quelle dei ragazzi come il bullismo, il dolore, famiglie ferite. Un punto di vista altro che parte dal guardare con “occhi nuovi” come ci ha ricordato don Marco Ghiazza, assistente nazionale Acr, durante la celebrazione di accoglienza nella quale ci ha invitato a “pulire” i nostri occhi con l’acqua battesimale. Cinque giorni di immersione nella sfida dell’educazione che oggi ci chiede di fare i conti con una “cura” più incisiva che parte dalla presenza di chi si fa compagno di strada del bambino/ragazzo nei luoghi e nelle situazioni “di confine”. Insomma, in questi cinque giorni siamo stati catapultati nelle dinamiche di chi è o si sente “lontano”. I lontani non hanno bisogno solo di essere aiutati ma soprattutto di essere capiti come ci ricordava Luca Marcelli, responsabile nazionale Acr. La periferia è diventata una condizione umana. Ciò su cui ci siamo soffermati non è stata la periferia geografica ma uno spazio esistenziale come ci ricorda papa Francesco nell’Evangelii Gaudium e nell’Amoris Laetitia. Con i fenomeni del bullismo e cyberbullismo molti ragazzi hanno scavato dentro la loro vita delle vere e proprie “periferie” che spesso sfociano in gesti estremi. Questo è dato dalla mancanza non solo di dialogo, anche di ascolto da parte degli adulti, incapaci, spesso, di prendere in considerazioni i loro “silenzi”. Occorre saper ascoltare la voce dei ragazzi senza sminuire la loro realtà come ci ricordava la dott.ssa Federica Corbetta, psicologa di telefono Azzurro. Da qui, è emersa ancora l’urgenza di creare solide alleanze educative tra scuola, famiglia, istituzioni e Chiesa, come più volte ci siamo già detti anche in diocesi in questi anni. Allora cosa deve fare l’educatore Acr,  o meglio, chi deve essere in queste “periferie”? L’educatore è colui che indica un orizzonte di senso al ragazzo. Lo aiuta a “stare” nelle domande che abitano il suo cuore. Non gli offre una soluzione tout court (semmai ce ne fosse una) lo accompagna, si impegna ad integrare di nuovo e ancora la sua vita in quel gruppo che diventa punto di riferimento e sostegno. Un sostegno nel tempo del dolore e dello smarrimento come suggeriva il teologo libanese Robert Chaib che, parlando del dolore innocente con cui tutti, piccoli e grandi, ci troviamo a fare i conti, ci invitava ad andare oltre lo sforzo di “provare a capire” che senso ha quel male, aiutando la persona a “stare dinanzi al dolore” impedendo che questo arrivi a contaminare il cuore ma incoraggiando a reagire! La missione educativa che l’associazione vive all’interno della comunità ecclesiale si traduce, oggi, nella missione di “essere presenti”. Se l’Ac non è protesa all’incontro con tutti e con tutte le fragilità, debolezze che le persone vivono, non serve. Per un educatore deve essere chiaro che l’Ac ha bisogno della sua presenza, non della parzialità del suo tempo. Ce lo ricorda bene anche lo slogan del prossimo anno associativo “Ci prendo gusto” ambientato in una cucina! Assaporare la bellezza di accogliere nella propria vita, persone diverse, con “gusti” diversi. Riuscire a guardarli con occhi appassionati, ricordandoci che i ragazzi si specchiano negli occhi  e nella vita dei giovani e degli adulti.

Michele Romano (vice responsabile diocesano Acr- parrocchia Immacolata, Saviano)

Marianna Napolitano (membro dell’équipe diocesana Acr- parrocchia Maria SS del Carmine, Nola)

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