Quinta domenica di Quaresima. Come chicchi di grano..

Siamo giunti alla quinta e penultima tappa di preparazione alla Pasqua attraverso i Vangeli quaresimali letti da don Alessandro per la vita dei laici. Stavolta, don Alessandro ci ricorda un “segreto” dell’esperienza cristiana: cercare Dio e, allo stesso tempo, testimoniarlo… La settimana prossima, con la domenica delle Palme, concludiamo il percorso…

V di Quaresima (anno B)

Vangelo  Gv 12,20-33

Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

La logica del chicco di grano

Si avvicina la Pasqua e la nostra ricerca di Dio si fa più intensa. Saliamo anche noi verso la Gerusalemme dei nostri luoghi di culto. Come i Greci, possiamo chiedere di vedere Gesù. Ma come capita a Filippo e ad Andrea, qualcuno potrebbe chiederci di essere condotto da lui. C’è chi nutre il desiderio di incontrare il Signore e c’è chi ha la responsabilità di farglielo incontrare.

Nel proprio cammino di fede, l’Azione Cattolica riconosce la compresenza di entrambi gli impegni: conoscere il Signore e testimoniarlo nella vita. Non è possibile l’uno senza l’altro. Integrare la ricerca e la testimonianza di fede è un compito mai del tutto assolto dal credente. La qualità della sua testimonianza di fede dipende soprattutto dalla qualità della sua ricerca.

Ma incontrarlo e vederlo non basta. È necessario seguirlo e servirlo nella logica del chicco di grano: un ‘modus vivendi’ che il laico assume come forma della propria missione nel mondo.

È la logica delle piccole cose, di quei piccoli passi lenti e quotidiani, dei piccoli gesti che nutrono di senso le giornate, dello stupore e della bellezza riconosciuti nell’andare ordinario della vita semplice. È la logica che rende il laico sapiente perché sa gustare il dono di un tempo che non si azzera nei ritmi veloci di una vita bruciata e senza memoria.

È la logica del fidarsi di una provvidenza che è gravida di vita,  che non teme la morte del donarsi e del perdersi, che non indugia nell’andare rischioso, che sa affrontare con coraggio i tempi lunghi di un’attesa che lascia spazio all’agire di Dio. È la logica che permette al laico di custodire la propria fede di fronte a chi guarda la vita con sfiducia e sospetto, di fronte a chi vede solo buio e profetizza solo disgrazie.

È la logica del nascondersi nelle umili zolle di una terra buia per poi lasciarsi innalzare, al di là dello stelo, in una spiga di grano. È quella logica che non cerca la gloria di questo mondo, che non si nutre di palcoscenici ambiti perché applauditi, che sa invece compiere il bene a prescindere dalla umana previsione di un possibile trionfo o fallimento e che ama il reale piuttosto che il virtuale. È quella logica che spinge il laico ad avere sempre i piedi per terra, ad entrare nel concreto della storia per scorgervi quelle domande di vita che resteranno inascoltate da un mondo che si nutre solo di apparenze.

È la logica di un saper nascere e crescere continuamente a vita nuova, attraverso la morte dell’uomo vecchio e la disfatta di un’umanità schierata in difesa di quei confini che isolano in una solitudine sterile. È quella logica che rende perseveranti in un cammino serio di formazione personale, di incontri con il padre spirituale, di un impegno responsabile che alimenta la propria vitalità e che rende forti perché motivati e ancorati saldamente alla ricerca della vita eterna, che ha nell’ora presente il suo inizio e nel cielo il suo compimento.

Infine, è la logica dell’amore che chiede di stare là dove è presente il proprio Signore, cercato e incontrato, seguito e servito.

Don Alessandro

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