Dall’acqua del Cherit al fuoco del Giordano

Dal 15 al 18 luglio 2010, presso la casa di accoglienza di S.Pietro a Cesarano in Mugnano del Cardinale, il settore Adulti di Azione Cattolica ha vissuto il consueto corso di esercizi spirituali estivi. Al centro della riflessione e della preghiera c’è stata la parabola umana e spirituale di Elia, il profeta per eccellenza della storia di Israele, la cui esperienza, raccontata a cavallo dei due libri dei Re, è incastonata da due fiumi:  il Cherit, fiume della prova e del nascondimento, e il Giordano, fiume della glorificazione e della salita al cielo su un carro di fuoco. Su Elia, “profeta simile al fuoco, la cui parola bruciava come fiaccola”, come dice il libro del Siracide (Sir 48,1), si erano già soffermate l’attenzione e la riflessione del gruppo adulti durante i ritiri di Avvento e di Quaresima.  Il corso di esercizi, a conclusione e compimento non solo dell’intero percorso annuale ma anche dell’iter spirituale iniziato e avviato nei precedenti ritiri, è stato tenuto dall’assistente spirituale del settore adulti, don Leonardo Falco.

Attraverso i suoi indirizzamenti chiari e lineari, semplici e nello stesso tempo profondi,  e grazie alla meditazione continua e alla preghiera personale e comunitaria, gli esercitanti si sono confrontati con un uomo concreto e reale, viscerale e passionale, capace di scelte radicali e allo stesso tempo delicatissime, con un uomo-profeta con una fiamma di Yah nelle ossa (cfr. Ct 8,6 e Ger 20,9) infervorato ed acceso, compromesso nella storia ma con un cuore dilatato verso il divino.  A rendere più viva la storia di Elia è stata anche l’attualizzazione nell’oggi della nostra vita attraverso il confronto reciproco dei partecipanti. Certo, la partecipazione non è stata numerosa ma proprio questo, salvaguardando il clima di raccoglimento, ha evitato la dispersione e garantito, oltre all’accoglienza reciproca, la condivisione, che è uno dei catalizzanti migliori dell’essere comunità.

A conclusione di questi giorni di full immersion in Dio, attraverso lo specchio di Elia, sapientemente delineato e tratteggiato, i partecipanti hanno augurato a se stessi e all’intera Azione cattolica della Chiesa di Nola di coltivare l’ardore di Elia per essere in mezzo al mondo “profeti”, cioè annunciatori del Dio vivo, che, volendo vivere nella vita di tutti gli uomini, vuole testimoni credibili e contagiosi, che accendano il fuoco che Cristo è venuto a portare sulla terra (cfr Lc, 12,49).

“Ma nel mio cuore c’era

come un fuoco ardente

trattenuto nelle mie ossa;

mi sforzavo di contenerlo

ma non potevo” (Ger 20, 9)

Se si dovesse trovare una “chiusa” per completare e condensare un corso di esercizi su Elia, credo che questa dichiarazione d’amore tratta dal profeta Geremia sia la migliore di tutte. Sintetizza il rapporto privilegiato che Dio intesse con il suo profeta; plasticamente coglie le lacerazioni dell’uomo che è diviso tra la voglia di lasciar perdere le “punzecchiature” di Dio, che lo trascina dove mai avrebbe voluto, e la qinàh, l’irresistibile e infuocata passione, la dolente ferita d’amore che lasciando il cuore aperto e inappagato lo fa vibrare, muggire e palpitare sotto il desiderio di una nuova sferzata. Elia è un uomo col fuoco divino nelle ossa e un profeta collerico e passionale: si ribella a Dio nei momenti in cui appare inestricabile la trama della sua volontà, usa tenerezze estreme al limite dell’evanescenza con chi lo circonda, specie gli umili, s’infuria terribilmente contro l’ingiusto e il perverso. In Elia si vede il profeta con mani e piedi perfettamente radicati su questa terra e l’uomo con il cuore aperto, proteso verso il cielo; in lui si vede un profeta che è pienamente uomo con limiti, contraddizioni e pregi e un uomo che è pienamente profeta, pienamente voce di Dio, di quell’unico Dio vivo e vero, che vuole vivere nella vita di ciascuno di noi, che avvolge l’uomo proprio come fa una D con una minuscola sillaba, “io”.

Un ringraziamento particolare a va a Don Leonardo, la nostra voce di Dio in mezzo a noi, il nostro profeta in questi giorni di esercizi spirituali: ci ha fatto vedere Elia e il suo percorso e, più in generale, il rapporto Dio-uomo nella vita e nella preghiera con una delicatezza estrema, con indirizzamento chiari, con richiami garbati, con una profondità semplice e lineare che sa cogliere le sfaccettature e i dettagli. Ci ha fatto cogliere l’umanità e la concretezza di Elia, la sua “terrestrità”, il suo essere radicato e compromesso nella storia ma anche l’afflato celeste, l’indomito spirito, l’anelito contemplativo: in Elia ci ha fatto toccare con mano la realizzabilità dell’ideale di Marta e Maria, che il vangelo odierno ci ha proposto. Ma ancora di più questa sinergia di azione e contemplazione, noi l’abbiamo vista proprio nel singolare equilibrio che contraddistingueva don Leonardo. Quante volte noi ci dimentichiamo di vivere in pienezza nel nostro tempo, nel nostro territorio, nel nostro quotidiano! Quante volte, al contrario, tagliamo Dio fuori dalla nostra vita! In lui, come in Elia, abbiamo visto che la trascinante fiamma di Yah (Ct 8,6) e la docilità alla Parola di Dio e alla vita sacramentale conducono davvero l’uomo ad essere profeta compromesso nella storia, profeta in mezzo al suo tempo e nel suo territorio.

Auguriamo a noi e a Don Leonardo di coltivare sempre l’ardore di Elia, per scuotere chi ci è intorno e di essere profeti, che attraverso l’occhio vigile e il garbo, la mano forte e la delicatezza,  la “contagiosità”  e l’entusiasmo parlino del Dio vivo che vuole vivere nelle nostre vite, che ci invia dove Lui vuole, che, seducendoci, ci vuole fare fuoco come Lui.

Francesco Pacia

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