Proprio in questa settimana il nuovo governo, il cosiddetto Berlusconi IV, riceve la fiducia delle Camere e inizia il proprio mandato.
Come sappiamo, questa legislatura parte sotto auspici diversi dalle precedenti: c’è una maggioranza chiara che non dovrebbe litigare su ogni cosa (anche se i mugugni sulla spartenza delle poltrone, che ha portato a rimandare la nomina dei viceministri, già ci hanno fatto allarmare…), ci sono meno ministri (21 in tutto, 12 con portafoglio), meno sottosegretari (37), ci sono pochi gruppi parlamentari, è stata annunciata un’opposizione responsabile e collaborativa sui temi focali. Ci sarebbero dunque tutti i requisiti perché la politica possa fare il proprio e aiutare il Paese ad uscire da quel tunnel economico – sociale – culturale in cui sembra immerso da qualche anno.
Il discorso con il quale il premier chiede la fiducia alle Camere non rappresenta mai, almeno in Italia, un ancoraggio certo per capire cosa effettivamente l’esecutivo farà. Serve però a capire il clima nel quale si svolgerà l’azione politica, a intuire le tematiche sulle quali il governo è disposto a giocarsi il patto con gli elettori, a fotografare l’atteggiamento culturale verso i problemi del Paese. Il discorso pronunciato da Silvio Berlusconi è stato considerato da molti esperti diverso rispetto ai precedenti, per certi versi vicino a quello di Prodi nel 2006, almeno all’inizio: “Questo paese ha bisogno di ottimismo e stabilità”. Non solo: il tempo dei proclami “alla cavaliere” sembra definitivamente superato (“faremo piccole ma grandi cose”). È stata confermata la necessità di collaborare con l’opposizione sulle riforme istituzionale, di agevolare i salari e la crescita… cose che si erano ampiamente percepite durante la campagna elettorale. Pochi dubbi anche sul riferimento diretto ed esplicito al federalismo fiscale, ragione sociale della Lega Nord, ormai argomento assorbito in modo bipartisan (ma quanto ci è ancora sconosciuto sugli effetti di una riforma del genere?). Ci consola comunque che il presidente del Consiglio abbia parlato di federalismo fiscale “solidale”, da associare ad un piano per il Sud che abbia come scopo ultimo quello di estirpare la malavita. Questi passaggi hanno raccolto un consenso pressoché unanime degli osservatori e delle stesse forze politiche, amiche o avverse.
Ma qualcosa di ben identificabile, in un certo senso “di destra” e “liberista”, c’è: quando parla delle tasse il cavaliere ricorda che “sono quello che dobbiamo per ricevere in cambio un servizio”, dimenticando l’aspetto solidaristico (la comunità si fa carico generosamente anche di chi ha pochi mezzi, dunque le tasse non sono solo un baratto soldi-servizi). Anche sull’immigrazione è evidente che Berlusconi può essere equilibrato e saggio fino ad un certo punto, poi deve solleticare le pance degli elettori del Nord, in particolare leghisti: bisogna affrontare la questione senza “lasciarci penetrare dai rischi di una immigrazione selvaggia, ma restando padroni in casa nostra”.
Glissiamo sull’invocazione dell’ “aiuto di Dio”, merita invece un accenno il suo riferimento alla vita. Occorre “eliminare le cause naturali” che costringono le donne all’aborto. Ovvero: garantire quelle condizioni economiche e di flessibilità che permettono alla famiglia di accogliere nuova vita. Su questo non possiamo che essere d’accordo e speranzosi. Ma c’è chi teme che si tratti di posizioni di facciata, tanto è vero che Avvenire ha già polemizzato per il forte ruolo (portavoce) dato in Forza Italia all’ex segretario dei radicali, Daniele Capezzone.
Intanto, c’è attesa per il Consiglio dei ministri che si terrà a Napoli il 21 maggio. Attendiamo questo “sforzo straordinario” per l’emergenza rifiuti, e si annuncia anche l’adozione lampo di un severo pacchetto-sicurezza (tema decisivo in campagna elettorale, specie nelle grandi città) voluto dal ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Marco Iasevoli
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