Domenica 4 febbraio si è riunito il Consiglio diocesano eletto durante la XVIII assemblea. Il Consiglio aveva il compito di votare la terna di nomi da proporre al vescovo Francesco per la nomina del presidente diocesano per il trienni 2024-2027.
Grazie al vescovo Francesco per la fiducia accordatami di nuovo, grazie al Consiglio per avermi indicato, grazie all’associazione per il voto in assemblea. Grazie a Nadia, Marta e Viola per la pazienza che continueranno ad avere “condividendomi” con gli altri.
Il rinnovo ha in sé significati profondi e diversi rispetto alla prima nomina: ci conosciamo, sapete bene quali sono i miei tanti difetti e i miei pochissimi pregi. In generale, se il voto del primo triennio (quadriennio nel mio caso) è un voto poggiato sulla fiducia, il secondo poggia sulla stima e sulla promessa di continuare allo stesso modo. E di questo non posso che esservene grato.
Anche se si tratta di un rinnovo, inizia un triennio nuovo e diverso.
Sì, c’è continuità – che come ho detto in assemblea ci contraddistingue ed è un filo rosso che attraversa la storia di tutta l’associazione al di là dei nomi – ma abbiamo avanti un tempo diverso e tempi diversi necessitano risposte diverse.
Se gli anni che abbiamo alle spalle sono stati anni in cui era necessario stringersi per resistere e lanciare con coraggio e fiducia il cuore oltre l’ostacolo, ora è il tempo dell’ordinarietà, delle parrocchie – volendo semplificare – che devono essere ancora di più il centro del nostro lavoro.
Inoltre, un’altra differenza grande, sta nel fatto che il Consiglio con cui sono chiamato a vivere la corresponsabilità è profondamente rinnovato: nel ringraziare quanti in questi anni si sono spesi con generosità e sacrificio, entusiasmo e passione, non posso che essere grato a quanti hanno deciso di dare la disponibilità per mettersi al servizio degli altri in un momento storico in cui l’avarizia del cuore e il calcolo delle energie vanno per la maggiore. In questi mesi stiamo assistendo a una bellissima staffetta della responsabilità che riguarda anche le parrocchie con i tanti presidenti nuovi eletti alle assemblee e gli educatori alla primissima esperienza. Questo rinnovamento profondo implica una cura specifica da parte del presidente: ognuno sappia che può contare su di me per qualsiasi dubbio, necessità, perplessità, richiesta, idea da proporre o domanda da fare. Vale per tutti: non fatevi mai problemi nel cercarmi, mai.
Nella relazione dell’assemblea ho parlato di alcuni “di più” della nostra associazione: la scelta associativa, la scelta popolare, la scelta religiosa, il radicamento territoriale e la scelta ecclesiale sono scelte profetiche fondamentali nel tempo che stiamo vivendo.
Inoltre, faccio mia questa ricerca del “di più” anche nella responsabilità personale: voglio mettermi al vostro servizio, a servizio dell’associazione, del Signore e della Chiesa in punta di piedi, provando ad essere “di più” rispetto a quanto fatto in passato. Voglio ascoltare di più. Voglio essere più prossimo. Più utile. Più servo. Perfino più sintetico (per quanto possibile, almeno ci provo!).
Farsi servo – non servitore – significa scegliere di accompagnare l’associazione in un cammino di sempre maggiore consapevolezza di ciò che è e di ciò che è chiamata a fare in un’ottica di corresponsabilità per «incontrare tutti, accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti». In questo so di poter trovare un aiuto fondamentale in ognuno: a partire dal Consiglio e dalla Presidenza che eleggeremo nei prossimi giorni, per arrivare alle equipe che successivamente si costituiranno, ai presidenti parrocchiali, agli educatori e responsabili, a tutti i soci e ai tanti amici sacerdoti che guardano all’associazione con affetto, stima e fiducia.
È davvero il tempo della corresponsabilità.
E ora forza: insieme, per tutti, col cuore grato, senza risparmiarci e sempre col sorriso”