“A Cuore Scalzo”… i racconti di Clelia e Armando

Il modulo formativo nazionale per i responsabili giovani di Azione Cattolica sull’ Affettività e la sessualità intitolato ‘’A Cuore Scalzo’’ si è tenuto dal 15 al 17 novembre a Morlupo (RM). Questo modulo ha catturato la mia attenzione sin da subito, avevo voglia di qualche risposta, di prepararmi alle domande schiette dei giovani e giovanissimi e anche di guardarmi un pochino dentro, e l’ho fatto. Ho vissuto un po’ di silenzio che ha scacciato le banalità di tutti i giorni e mi ha lasciato fare i conti con me stessa.

<<Vivere a cuore scalzo>>, è un invito a vivere disarmati, a smettere di difenderci dagli altri, perché ogni persona che entra nella nostra vita può darci qualcosa. È un invito a conoscere noi stessi in profondità, a spogliarci dinanzi ai nostri stessi occhi.

Abbiamo avuto il piacere di conoscere diversi ospiti che ci hanno allargato la mente e il cuore.  Abbiamo conosciuto Marinella Perroni, biblista e presidente del coordinamento Teologhe Italiane, che ha sottolineato il fatto che la sessualità non può essere separata dal resto della persona, è parte integrante, ed è dono di Dio. La Bibbia non è univoca, ma nasce dalla fede, per questo siamo tenuti a interpretare ciò che viviamo in essa ed entrarci a cuore scalzo, lasciandoci educare.

Don Aristide Fumagalli, ordinario di Teologia morale, in maniera molto semplice ha delineato gli ingredienti di un amore vero: Eròs, Philia, Agape. La relazione amorosa è unione di affettività, tenerezza amicale e passione erotica. È, perciò, appassionato desiderio dell’altro in cui ci si educa alla reciproca donazione di sé, è luogo d’intimità in cui gli individui vivono la forma più grande di amicizia ed è amore disinteressato, “una corrispondenza e non una spremitura”. Significa rendersi a vicenda più uomo e più donna.

Con la ginecologa Piera Di Maria e l’esperta in consulenza di coppia Nicoletta Musso abbiamo discusso della relazione tra due persone che si riconoscono. Mi sono incantata nel sentirle parlare. Riconoscere una scintilla perché è il Signore che ce la presenta e vuole che sia così. Trovare quella persona che ti dà stabilità, con cui ti senti a casa, ti senti leggero, e il tempo corre sempre troppo veloce quando siete insieme, la riconosci perché ti senti come se l’aspettassi da sempre. Questo non significa che la scintilla la troviamo subito, qualche volta ci innamoriamo e proviamo forti sensazioni fisiche ed emotive che aumentano, aumentano e tutto d’un tratto svaniscono, lasciandoti qualche ferita. Ferite che restano,  che puoi superare grazie agli amici, all’affetto delle relazioni vere. La ferita è il ricordo di un brutto periodo ma anche la prova che sei riuscito a superarlo e allora puoi anche ringraziarti perché magari adesso ti vuoi anche un po’ più bene. Sei pronto a cominciare qualcosa di nuovo e vivere. Sei sempre tu ma con una nuova forza, una nuova concezione di te, di ciò che sei realmente. Il riconoscersi poi diventa corpo, ci si consegna, ci si abita reciprocamente, ma attenzione, non è fame dell’altro ma desiderio. E il desiderio è il luogo in cui ci si conosce, si condivide il tutto, dall’emozione alla corporeità. Prima di vivere la sessualità ed abitarsi è il caso di essere coscienti del nostro corpo, quindi aspettare e conoscere l’altro, dialogare, scrutare i gesti. Sono questi gli strumenti che ci permettono di capire come potrà essere quell’abitarsi reciproco.

Ci sono poi stati altri ospiti: Padre Pino Piva, Barbara Ghetti, Roberta Carta e Diego Buratta che con le loro diverse personalità ci hanno dato tanti spunti di riflessione di cui, sono sicura, farò tesoro.

Sono tornata dal modulo ricaricata. Come ogni esperienza associativa anche questo modulo, che per me è stato il primo, non mi ha delusa e mi ha dato la possibilità di conoscere nuove persone.

Sono grata ai miei compagni di viaggio, Armando, Nicola e Francesco.  Grazie all’equipe nazionale per il duro lavoro e alla mia cara AC di Nola.

Concludo con questo pensiero di Don Tony Drazza: <<Vivere a cuore scalzo significa anche togliere dal nostro cuore tutte le cose che non servono più. Significa tornare a far entrare le bellezze. Non possiamo sempre aspettare che le cose cambino, siamo noi che dobbiamo tirare fuori le cose che ci appesantiscono e lasciare il posto a ciò che ci rende leggeri, basta guardarci intorno, prendere il bello e andare avanti con questo ‘bello’ nel cuore. Impara a riconoscere la bellezza che ti si presenta per poter tornare ad amarti e ad amare>>.

Rocchino Clelia (membro di equipe diocesana Settore Giovani), Parrocchia Sant’Alfonso dè Liguori- Torre Annunziata)

 

 

Durante il modulo formativo “A cuore scalzo”, tenutosi a Morlupo (RM) dal 15-17 novembre 2019, ci siamo immersi in una tematica scottante, troppo a lungo evitata dal mondo ecclesiastico: l’affettività e la sessualità.
Ero fiducioso che non sarebbe stato un weekend di divieti e norme da seguire e dettare ai ragazzi al mio rientro ma non mi aspettavo di tornare con una prospettiva così diversa.
Guidati da esperti in materia, abbiamo riscoperto il vero significato della sessualità, intesa non come una cosa peccaminosa, contraria alla religione e che conduce diritto alle fiamme dell’inferno, ma espressione del vero amore per l’altro, del sapersi donare ed essere un’entità sola.
Abbiamo appreso quanto questo sia un dono di Dio da custodire,  come senso di unione, appartenenza e desiderio di generare un NOI più potente e compiere il grande miracolo della  vita per vivere la qualità amorosa che Cristo è venuto a dare.
Come figli di Dio siamo chiamati all’Amore e questo implica il dover donarsi e di vivere ogni momento a pieno senza bruciare le tappe , ma conoscendo l’altro dandogli la possibilità di mettersi “a nudo”, senza maschere. Una nudità sentimentale, emotiva, che ci permette di non sentirci estranei all’altro o giudicati. Abbiamo inoltre riflettuto sulle parole di Papa Francesco che smentisce gli antichi pregiudizi in merito, in quanto il sesso non va inteso come libertino o come sola ideologia della fecondità ma, essendo un dono di Dio, va custodito e non svenduto esortando ciascuno di noi ad educare la propria sessualità in modo che sia sempre meno uno strumento per usare gli altri e sempre più una capacità di donarsi pienamente a una persona in modo esclusivo e generoso. Inoltre, nell’Amoris Laetitia, sostiene l’importanza del tempo ben speso dicendo: ” A volte il problema è che il tempo che si passa insieme non ha qualità. Condividiamo solo uno spazio fisico, ma senza prestare attenzione l’uno all’altro.”
Faccio tesoro di questa mia prima esperienza e delle parole ascoltate perché sono da monito per amare di più, senza freni  per tessere relazioni sincere improntate sull’amore che Dio ha dimostrato per noi. In questi giorni ho avuto la possibilità di “impiantare le radici” che mi permetteranno di  poter approfondire sempre più il tema della sessualità con i giovani senza l’imbarazzo che spesso si crea quando si tratta l’argomento.
Ringrazio tutti gli esperti che ci hanno guidato in questa riscoperta della chiamata all’amore che il Signore ci fa e all’equipe nazionale che ha lavorato tanto per poterci permettere di vivere serenamente questa esperienza. Un ringraziamento speciale all’AC di Nola che crede costantemente in noi e che ci sprona  a formarci e a superare tutti i nostri limiti.

Ultimi, ma non ultimi, un abbraccio a Francesco, Clelia e Nicola con cui ho vissuto l’intera esperienza senza i quali non sarebbe stato lo stesso.

Bifulco Armando (membro di equipe diocesana Settore giovani, parrocchia SS Vergine del Suffragio, Marra)

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