Ho accettato di partecipare all’incontro di formazione un po’ scettica, la mia solita ansia prevaleva su tutto. Ho pensato: “È la mia prima esperienza e sono sola.. Per di più un weekend! Perché ci sto andando?”
La risposta l’ho trovata mentre ero in auto, ad ogni chilometro che diminuiva sapevo di star facendo la cosa giusta. La conferma mi è arrivata quando una ragazza, di cui non sapevo neanche il nome ma con cui mi ci ero ritrovata in stanza, mi ha detto: “Qui nessuno ti fa sentire a disagio, tutti sono tuoi amici”.
Le sue parole mi hanno confortata, ma il fatto che si siano immediatamente materializzate nei sorrisi e negli occhi che incrociavo, mi hanno fatto sentire a casa. Quello che mi porto da questa esperienza è un bagaglio ricco delle più svariate cose: da una nascente formazione all’amore rafforzato in Cristo; dalle risate, alle emozioni che mi hanno fatto rabbrividire; dalla famiglia che ho visto, alle domande che mi sono posta nei deserti; dalle amicizie fatte, alle parole di conforto che ho trovato in persone che non mi conoscono, ma che mi hanno guardata con amorevolezza ed hanno accolto le mie paure non come solco in cui buttarle e basta.. Ma scarto da cui ricavare il bello!
Ed è così che mi sono sentita: bella.
Una bella persona che testimonia se stessa, che è chiamata ad educare, è chiamata alla responsabilità, è chiamata per tirare da qualcuno il meglio di sé.
Ho pensato a tutte le cose dette da chi ha testimoniato la propria esperienza di vita, ho scritto tutto ciò che per me era importante e l’ho riletto con la speranza che io abbia realmente compreso i concetti fondamentali e faccia di questi una base sulla quale partire. Io non so se ci riuscirò, ma so che ce la metterò tutta e avrò il coraggio di andare, di buttarmi, di vivermela.
Ricordo il perfetto momento in cui, guardando il cielo, ho sentito il mio cuore volare e ho detto: “Eccomi, sono nelle tue mani”
È stato quando, la Domenica mattina, era tempo della Messa. Cantavamo tutti insieme avviandoci nella cappella. Ho provato una sensazione simile a quella di camminare sulle nuvole, ho sentito che il mio cuore galoppava di felicità e l’ho abbracciata tutta.
Alla domanda che è stata fulcro dell’intero weekend, ovvero “Educatori si nasce o si diventa?” io credo fondamentalmente due cose: lo si nasce, perché tutti potrebbero essere chiamati ma non sempre si è in grado di rispondere. Ma lo si diventa anche perché, come dice Francesco Del Pizzo: “È importante la propensione naturale all’essere educatori, ma che questa venga anche affiancata allo studio, alla lettura, al conoscere e tutte le attività che formano in Cristo”.
Concludo dicendo che porto nel mio cuore la gioia che l’equipe diocesana mi ha saputo trasmettere, il legame indissolubile e l’abbraccio più che mai sincero con cui mi e ci hanno accolta. Siete una famiglia.. Della quale me ne sento parte!
Ida Falco (educatrice giovanissimi parrocchia San Paolo Eremita e Ss. Epifania di San Paolo Belsito)
Domenica 07/04/2019 a conclusione di due incontri zonali, noi adulti di Azione Cattolica di tutta la diocesi, ci siamo incontrati per una giornata di formazione. Il tema principale ruotava su ognuno di noi; ci siamo interrogati e dati delle piccole risposte su come vogliamo essere animatore, su quanta passione ci mettiamo se mettiamo noi stessi al centro o Gesù. Non a caso il titolo dell’incontro era “l’animatore in azione”.
La giornata si è svolta in questo modo: abbiamo iniziato proprio dalla parola animatore /educatore associandogli degli aggettivi che secondo alcuni di noi deve avere un animatore, che deve essere accogliente, coerente, servizievole, moderatore, testimone, avere familiarità con la fede. Dopo ci siamo divisi in tre sottogruppi in modo da poter scendere nel dettaglio degli argomenti e sotto diverse sfaccettature su come e cosa deve fare un animatore anche rispetto alle nostre esperienze di gruppo avendo alle spalle ognuno di noi diverse realtà parrocchiali e territoriali.
1) Il primo laboratorio aveva questo tema “La cura della propria vita spirituale “. In questo laboratorio al quale ero presente (attraverso un semplice giochino fatto da pezzi di stoffa e filo di lana) siamo arrivati alla conclusione unanime che la vita spirituale è quel filo che tiene insieme vita, famiglia, lavoro, parrocchia, sport e servizio.
2) Il secondo laboratorio aveva come tema “La cura della relazione e del gruppo” cioè creare tra di noi delle relazioni e non far finire tutto nelle riunioni.
3) Il terzo laboratorio aveva come tema “la cura della progettazione e la verifica del percorso formativo, la cosa che è uscito fuori è che molti di noi non fanno mai una verifica del percorso fatto nel gruppo.
A fine laboratori abbiamo celebrato la messa insieme a Don Aniello e poi condiviso il pranzo gentilmente cucinato da alcune socie di AC.
Dopo il pranzo ci siamo ritrovati tutti insieme per il confronto finale sui vari laboratori ed insieme a Don Aniello abbiamo concluso con una piccola definizione: “Gli educatori devono saper custodire un gruppo di laici, che siano impegnati a creare una civiltà dell’amore nei nostri luoghi di lavoro, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità per far rivivere la speranza. Ritrovarci insieme tra amici, ma anche tra persone che non ci vogliono e bene e per queste ultime chiederci perché non si uniscono a noi e in cosa “sbagliamo”. Per concludere la riflessione direi che Don Aniello ci ha spronati a puntare in Alto non per essere grandi agli occhi degli altri, ma per guardare “OLTRE”.
Ecco questa giornata come tante altre mi è servita a rigenerarmi e a non cadere nella routine, a essere sempre attenta e a non cadere nella noia.
Un abbraccio forte a tutta la commissione e grazie sempre per il vostro impegno.
Giusy Maddaloni (educatrice adulti, comunità interparrocchiale di Brusciano)