La misericordia di Dio cambia la vita – un racconto dal campo ‘issimi

“Lunedì pomeriggio noi giovanissimi provenienti dalle varie parrocchie della diocesi siamo rientrati dal campo scuola di Scanzano – Castellammare di Stabia dove si sono vissute delle esperienze intense di formazione e divertimento.

Per prima cosa bisogna ricordare il titolo del campo scuola e cioè “MISERI-COR-DARE, Dare il cuore a chi ha bisogno”.

Durante le giornate al campo scuola, abbiamo condiviso il senso e la forma dalla parola “misericordia”, parola latina il cui significato etimologico è “miseris-cor-dare” cioè “dare il cuore ai miseri”, quelli che hanno bisogno, quelli che soffrono, che poi è ciò che ha fatto Gesù, spalancando il suo cuore agli uomini.

Leggendo il Vangelo, vi sono numerosi episodi che presentano la misericordia di Gesù, la gratuità del suo amore per i sofferenti e i deboli. Dai racconti evangelici possiamo cogliere la vicinanza, la bontà, la tenerezza con cui Gesù accostava le persone sofferenti, le consolava e spesso le guariva.

Noi ragazzi e ragazze abbiamo riflettuto sul significato della misericordia sia verso noi stessi che verso gli altri e forse ci siamo resi conto che la misericordia è come una pelle che si riceve in dono, con cui si guarisce e si fa rinascere la fiducia e la speranza.

Possiamo sicuramente affermare che il trionfo della misericordia è credere in Gesù risorto, vivere uniti a lui in quanto la vita non è un cammino verso un triste dissolvimento ma verso un golfo di luce.

Sull’esempio di Gesù anche noi siamo chiamati a farci vicini, a condividere la condizione delle persone che incontriamo; infatti bisogna che le nostre parole, i nostri gesti ed i nostri atteggiamenti esprimano la solidarietà, la volontà di non rimanere estranei al dolore degli altri.

Nella prima sera si è svolta la “veglia alle stelle”: al centro l’episodio della donna adultera, nel vangelo di Giovanni, in cui si racconta che alle parole di Gesù “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”, tutti i presenti se ne andarono uno per uno, cominciando dagli anziani fino agli ultimi. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Sant’Agostino nel commentare tale passo del Vangelo disse: “Rimasero l’uno di fronte all’altro: miseria e misericordia”. Gesù è la misericordia di Dio fatta carne, è Colui che ha il cuore rivolto verso il misero.

Nella seconda giornata abbiamo parlato di un aspetto molto interessante della misericordia, cioè l’essere misericordiosi si coniuga con il verbo perdonare, insieme ad altri verbi, cioè vedere, fermarsi e toccare.

Perdonare è un atto gratuito, è un dono che noi facciamo a chi ci ha fatto del male. È un atto creativo che ci trasforma da prigionieri del passato in uomini liberi, perché il perdono non è una reazione, una risposta vincolata, predeterminata, ma è un atto nuovo, non condizionato da ciò che l’ha provocato. Il perdono è una risposta a una sofferenza che si subisce per mano di un altro, e di un altro dal quale ci aspettavamo amore. Questo è sicuramente un nodo fondamentale della visione cristiana della vita, in quanto il cristiano non serba rancore e non cerca vendetta, il cristiano perdona. Il misericordioso è disposto a donare il perdono, a regalare il perdono, che è un dono gratuito fatto all’altro. Il perdono non è riducibile a un atto singolo, è un processo, un cammino a volte lungo e faticoso. Dobbiamo voler perdonare, rinunciando a ridurre l’altro al male che ci ha fatto; il perdono è un atto di fede nella bontà dell’altro.Nel pomeriggio è stato possibile effettuare una partita a pallone oppure chi era troppo stanco poteva riposare. La giornata è continuata con un laboratorio con il Msac circa l’andamento della scuola attuale, indicando sia gli elementi negativi che positivi, cercando di capire come essere misericordiosi a scuola.

La terza giornata invece aveva come tema proprio il Giubileo della Misericordia. Nel pomeriggio abbiamo invece vissuto l’esperienza del deserto, su due brani biblici a fondamento del Giubileo. La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica “notturna”.

L’ultima giornata è iniziata con la visita della cattedrale di Castellammare di Stabia, non dimenticando il momento solenne del passaggio per la Porta Santa. Varcare la “Porta Santa” è stato un momento importantissimo che è stato unito con il Sacramento della Riconciliazione, con la celebrazione eucaristica, con la professione di fede (il credo) e con la preghiera indicata dal Papa, secondo le intenzioni che si portano nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.

Al ritorno nella struttura abbiamo concluso raccontandoci l’esperienza vissuta in questi giorni di campo.

Al termine di questo campo scuola giovanissimi, quale altro bagaglio formativo mi è stato fornito? Sicuramente ho imparato a riflettere meglio e proprio per questo desidero concludere, riportando alcune delle parole di Papa Francesco, il quale, quando ha indetto il Giubileo straordinario, ha permesso ad ogni diocesi del mondo di poter aprire le proprie Porte Sante; tali aperture dovevano simboleggiare la possibilità di entrare in una realtà che ci era preclusa, la possibilità di superare i nostri limiti umani. Infatti con la misericordia di Dio riusciamo a migliorarci, sollevandoci e fortificandoci così da aiutare gli altri e divenire persone di pace e di speranza. Il Papa ci chiede di essere testimoni di gioia, perché noi cristiani siamo chiamati a diffondere il lieto annuncio che Cristo è risorto e ci ha salvati dal peccato e dalla morte, senza dimenticare come dice sempre Don Aniello (il mio parroco) che Cristo ha accettato la Croce in quanto non c’è resurrezione senza la sofferenza. In questo anno di grandi aspettative, spero che ci siano dei frutti di pace così che molti popoli riescano a superare le barriere che al momento li dividono, ma la strada è ancora lunga anche perché, al contrario del male, il bene è molto silenzioso e non ama apparire”.

Giovanni Mario Canu, Parrocchia San Felice in Collegio – Nola

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