CHIAMA PROPRIO TE: È QUESTO IL MOMENTO FAVOREVOLE!

Talvolta tra lo studio e il lavoro, impegni parrocchiali e diocesani, non ci sono opportunità per pensare a noi stessi, presi dal curarci troppo degli altri e del fare bene ciò per cui impieghiamo la maggior parte del nostro tempo, senza magari accorgerci che tanto bene quelle cose non le facciamo. Il perché va ricercato nella nostra poca preoccupazione della nostra interiorità, della nostra spiritualità, del nostro essere prima cristiani e poi studenti, lavoratori, educatori, responsabili e così via. Perché ogni giorno abbiamo a che fare con le vite di altre persone, ed è pur ora di metter mano alla nostra di vita.

Nasce da questi propositi la mia partecipazione agli esercizi spirituali dei giovani dal 27 al 30 dicembre al Getsemani di Capaccio (SA), dalla necessità di trovare finalmente un momento di raccoglimento personale, per andare in profondità, che non vuol dire andare sotto, ma al centro. Nel tempo di Natale ancor di più dove si ricorda il mistero dell’Incarnazione, del Verbo che si fa Carne, è giusto fermarsi un attimo e pensare: ma io incarno Cristo nella mia vita? Ed è proprio in questi giorni in cui molti giovani pensano più al lato consumistico e ludico di queste festività, che noi giovani di Ac invece, come ha detto anche il nostro Vescovo, decidiamo di essere trasgressivi, di non lasciarci prendere dalle troppe luci dei negozi, delle strade, ma dall’unica luce che ci riscalda, oltre che illuminarci, e ci riempie d’amore, quella della Parola che si fa viva in mezzo a noi! Ed è così che gli esercizi diventano per molti un appuntamento annuale a cui non mancare.

È stata questa la mia prima esperienza di esercizi, e nonostante il freddo ed una terribile influenza, c’è stata la Parola a riscaldarmi. A guidarci in questi giorni è stato Don Vito Piccinonna, assistente nazionale del settore giovani di Azione Cattolica.  È pur vero che “la forza è nel seme e non nella mano del seminatore”, che non ci dobbiamo fermare al tubo, come ci ha detto lo stesso Don Vito, ma andare direttamente alla sorgente, ma senza lo stesso tubo a indicarci la strada, sarebbe impossibile incamminarsi verso la sorgente. È per questo che vorrei dire personalmente e da parte di tutti grazie a don Vito, grazie perchè l’amore che sprizzava dai suoi occhi, dalla sua bocca, quando parlava della Parola, del Signore, di Gesù… ma anche del più e del meno, mi ha STUPITO! Ecco lo stupore che ho provato in questi giorni, nel contemplare la Parola avvolto dalla natura, nel guardare le stelle la sera, nell’assaporare il cibo in modo diverso, nel riscontrarmi – direi quasi sempre – nelle sue provocazioni e nelle scelte dei testi da contemplare (Mt 1,18-25; Gv 6,1-15; Gv 2,1-12, Gv 11,1-44; Lc 1,46-56), mi ha fatto capire quanto è grande il Signore, che doni che ci ha fatto, e quanti pochi grazie noi abbiamo detto : si riesce poche volte, se non mai, a dire un grazie o un ti voglio bene alle persone che ci amano di più! E chi c’è che ci ama di più di chi ci ha voluto sulla terra!?! Dio ci chiama dalla sua parte, e non aspetta altro che noi ci schieriamo al fianco di Maria e Giuseppe, che Gli han detto sì non con estrema facilità, come si tenderebbe a credere. C’è una linea sottile tra il bene e il male e noi su quella linea non ci possiamo stare: dobbiamo scegliere, e Lui chiama proprio noi dalla sua parte. Tocca a noi rispondere ed è questo il momento favorevole! Talvolta si sperimenta il silenzio di Dio, cosa discutibile, ma pensiamo a quante volte Dio si trova dinanzi al nostro di silenzio.

Essere Azione cattolica, non è solo lo stare insieme, proporre e condurre in porto varie iniziative, fare gli educatori, essere responsabili: non è solo la “A” del P.A.S.S. di “Azione”, né solo la “S” di “Sacrificio”. Essere Azione Cattolica è anche la “S” di “Studio” (da qui la necessità di formarci – e su questo non vanno sprecate le opportunità che la nostra diocesi quest’anno ci sta offrendo); essere Azione Cattolica è anzitutto essere cristiani, è soprattutto la “P” di “Preghiera”. A questo proposito volevo condividere una citazione fattaci da Don Vito di Carlo Carretto: “Sì, pregare è un mistero. Pregare è comunicare col mistero che è Dio. Provateci, e vedrete che con tutta l’abilità non riuscirete a contenere nelle vostre parole la vostra esperienza di preghiera. Ma una cosa che riuscirete certamente a definire è che è un rapporto tra due Persone. Quando pregate vi sentirete davanti ad un Altro. Può darsi che l’Altro, tu lo senta dentro. Può darsi che tu lo senta fuori. Può darsi che ti senta avvolto. Può darsi che ti senta lontano lontano. Può darsi che tu lo senta come Silenzio, come Aridità, come Oscurità o come Luce o come Gaudio o come Pienezza o come Rimprovero. Non c’è limite all’esperienza di Dio in noi. Lui è la novità ed ho l’impressione che non si ripeta mai nel modo di avvicinarsi a noi. Quando l’ho atteso sotto un olivo è venuto sotto una quercia, quando l’ho atteso in chiesa è venuto in città, quando l’ho cercato nelle gioie è venuto nel pianto, quando non l’attendevo più l’ho trovato davanti a me ad aspettarmi. Dio mi ha sempre sorpreso e il suo tempo non è mai stato il mio.” La sorpresa, lo stupore davanti alla consapevolezza del Suo amore non dovrebbero mai mancare. Allora non ci resta che alzarci, come Bartimeo, come Lazzaro e rispondere ora al Suo <<Vieni fuori!>> (Gv, 11,43), non ci resta che capire che se manca qualcosa nel rapporto con noi stessi, coi nostri genitori, con gli altri è perché manca qualcosa nel nostro rapporto con Dio. Lui ci chiama, in ogni istante, e noi non dobbiamo fare altro che schierarci dalla Sua parte e non far mancare mai il “vino” nei nostri momenti d’incontro con Lui. Non sprechiamo occasioni per ascoltare ciò che ci vuole dire e per rispondere; perciò vorrei invitare chi magari non si è mai affacciato all’esperienza degli esercizi a partecipare l’anno prossimo. Non temete, non sarete soli nel silenzio: “Alle spalle e di fronte tu mi stringi e poni su di me la tua mano” (Sal 139,5).

 

Carmine Trocchia

 

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