Nel giorno di Pasqua e nella mattinata di Lunedì in albis, io insieme ad altri 4 amici della diocesi di Nola, a 4 amici della diocesi di Nocera-Sarno e a 2 amici della diocesi di Cesena-Sarsina siamo stati a Tornimparte, paese della provincia de L’Aquila sotto il quale è stato localizzato l’epicentro del terremoto del 6 aprile, ospitati – per quel che si poteva – da don Danilo Priori, assistente diocesano dell’AC, presso il campo di una delle 24 frazioni del paese: Palombaia.
A Tornimparte fortunatamente le abitazioni hanno subito pochissimi danni anche se la paura e il dolore per i corregionali morti era ancora nitidamente palpabile; il nostro compito è stato quello di animare le Messe di Pasqua e di pasquetta, e di stare con i bambini presenti al campo.
Un gruppetto di noi è stato al campo di S.Elia (frazione de L’Aquila) dove la disperazione era forte, in serata abbiamo visitato Onna: c’è poco da dire, lo scenario era spettrale, praticamente tutte le case erano crollate!
La notte l’abbiamo trascorsa nella frazione di Villagrande in due tende non ancora assegnate o forse volutamente non abitate vista la scelta di alcuni di rimanere a dormire nelle auto vicino casa per paura degli sciacalli.
I soccorsi e l’assistenza stanno funzionando molto bene, la Protezione Civile lavora alacremente nel portare avanti i vari campi.
Cosa posso dire propriamente da cristiano? Che la gente abruzzese non ha perso la fede, ha partecipato in massa alla Messa di Pasqua e quando mi è capitato di parlare con qualche anziano questi ringraziavano Dio per l’essere ancora vivi.
In questi due giorni in Abruzzo ho visto l’essenza più pura della Chiesa: una Chiesa che, come Simone di Cirene e la Veronica hanno fatto con Gesù, si inginocchia, aiuta a portare la croce e asciuga il sudore dal viso delle persone.
Questo mi ha reso orgoglioso di farne parte e soprattutto di farne parte attraverso l’Azione Cattolica perché lì la presenza dei laici cattolici era rappresentata fondamentalmente da noi dell’AC e don Mauro, parroco al campo di S.Elia, nel vedere la testimonianza di noi giovani di AC che a Pasqua invece di stare con le nostre famiglie siamo andati da loro, ha detto apertamente nell’omelia di lunedì di essere ancora più convinto di volerla fondare nella sua parrocchia.
E’ questa Chiesa che mi riempie il cuore di gioia e gli occhi di lacrime!
Antonio Romano