“La Chiesa nel Sud. Le Chiese del Sud”:tra problemi e speranza.

Il 12 e 13 febbraio scorso si è tenuto a Napoli il convegno “La Chiesa nel Sud. Le Chiese del Sud”, promosso dal Cardinale Sepe, a cui hanno partecipato le diocesi di tutto il Mezzogiorno.

Il convegno si è tenuto ad una distanza di vent’anni dallo storico documento Cei ”Chiesa italiana e Mezzogiorno” in cui già si parlava dei problemi del Sud Italia legati all’economia, al lavoro, alla criminalità , di incentivi per le famiglie e per i giovani, di speranza…

Sono passati venti anni e in questo convegno si sono ritrovati di nuovo a parlare ancora di crisi economica e di lavoro, di criminalità e malessere diffuso e ancora una volta la soluzione è la stessa ed è racchiusa in una sola parola “speranza”.

E per capirlo basta leggere il documento che ne è stato redatto alla fine, stranamente molto breve e coinciso, semplice e comprensibile e non un trattato filosofico ed utopico.

È riportato in seguito e vi invitiamo a leggerlo.

«Ma Pietro gli disse: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”». (At 3,6).

Fratelli, uomini e donne del Sud, non nascondiamo le difficoltà del tempo presente nella congiuntura delicata che attraversiamo, e sappiamo che tali difficoltà si aggiungono alle storiche ferite del Meridione. Quotidianamente le tocchiamo con mano nell’ascolto e nella consuetudine, che abbiamo con voi.

Le nostre comunità ecclesiali sono infatti pienamente attraversate dalle storie dei singoli e dalle vicende dei nostri popoli visitati dalle crisi economiche, affettive e sociali, che arrivano a mettere in ginocchio la fiducia dei genitori, dei giovani e dei lavoratori. Ogni giorno in tanti bussate alle nostre porte per ritrovare la parola persa del conforto e del significato dei nostri giorni.

Come Pietro ci sentiamo poveri e soffriamo della vostra sofferenza. La vostra mancanza provoca il cuore di noi Pastori, incapaci di moltiplicare il pane delle mense; abbiamo tuttavia il coraggio della nostra fede che grida: «Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!»

Solo nel Maestro ritroviamo la parola significativa che rende possibile di portare oltre lo sguardo; con Lui riusciremo a rendere feconde le storiche ricchezze che il Signore Dio ci ha donato: patrimonio di bellezza, di solidarietà e di accoglienza.

Forse non sempre stati buoni custodi con voi di questi doni, ma insieme vorremmo ritrovare le nostre radici, il nostro patrimonio umano e spirituale, per offrirlo non solo alle nostre genti ma all’intero Paese, all’Europa e ai Sud del mondo che come noi cercano un sole di speranza.

Vorremmo che la speranza del Sud fosse la speranza del Paese.

Per ritrovare pienamente noi stessi bisogna però correggere alcune distorsioni, insinuatesi nei nostri stili di vita: la fede deve essere nettamente coerente con la vita. Come permettere oltre che ci sia distanza tra culto e storia, tra scelta credente e vita concreta, nel lavoro e nelle professioni, nella famiglia,nell’economia e nella politica?

I laici che vivono le nostre comunità e le nostre associazioni dovranno maggiormente dare ragione della speranza che è in loro nei posti che quotidianamente vivono, uscire cioè dalle mura del tempio per incarnare nella società il Vangelo di Cristo.

Quello che noi abbiamo, vi passiamo. Ma cosa abbiamo?

Parrocchie vivaci, associazioni, movimenti e volontariato generoso e attivo, una parola che ancora unisce gran parte della popolazione in una società che tende alla disgregazione. Questo è il nostro patrimonio; questo offriamo per ritrovare le nostre radici di comunione e di fraternità. Desidereremmo quasi un nuovo patto per ritrovare insieme la passione civile, fondata per parte nostra sulla fiducia nell’uomo che il Vangelo esprime, quasi un tessuto connettivo nel quale tutti possano esprimere liberamente se stessi.

La voce di Cristo ci suggerisce di condividere anche il poco che abbiamo: per questo offriamo gli spazi, le intelligenze, l’esperienza, e oseremo dire la nostra stessa vita per costruire insieme un mondo migliore per i nostri figli. La generosità che come meridionali ci caratterizza, vorremmo passasse dall’emozionale ad una costante strutturale.

Anche noi Vescovi, uomini del Sud come voi, sentiamo forte l’invito di Pietro: Alzati e cammina! Con voi siamo pronti a camminare insieme.

Luisa Guastafierro

 

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