Noi precari? No!

Eccoci qui, di ritorno dalla Scuola di Cittadinanza “Lavoro e precarietà”…Per i giovani presenti, due giorni intensi,il 29 e 30 marzo scorsi, vissuti nel silenzio della Casa del Clero, fuori dal caos rumoroso della vita cittadina…E, come è la prassi dopo ogni esperienza di vita, tutti son pronti, matita e cuore alla mano, a tirare le somme…Oserei, stavolta, qualcosa di più impegnativo: proviamo a comporre il nostro puzzle sul “lavoro oggi”.Pronti a cercare ed incastrare i tasselli? Via!Il primo lo recuperiamo dal confronto, tenutosi Sabato, col dott. M. Esposito sulle modalità contrattuali attuali dell’offerta di lavoro, sui vantaggi e svantaggi delle recenti leggi ad hoc, sulla tutela dei diritti del lavoratore…senza entrare troppo nel tecnico, s’intende, perché solo una minoranza dei presenti sperimenta quotidianamente la realtà del “contratto a tempo determinato” o del lavoro aziendale.

Sui volti della maggioranza dei giovani presenti, quasi tutti ancora studenti, apparivano sorpresa e curiosità alle parole pacchetto Treu, legge Biagi, lavoro interinale, lavoro a chiamata, lavoro accessorio, job-sharing, lavoro a progetto, magari anche insieme ad un po’ di confusione perché davvero, che sia per superficialità nostra o per cattiva informazione, noi giovani di tutto ciò ne sappiamo ben poco.

Spontanea, a questo punto, la domanda: perché le cose oggi devono andare così? La risposta la cerchiamo nello studio del materiale della mitica cartellina, compagna di ogni campo scuola e altro appuntamento di AC, e nella condivisione di gruppo: lo sforzo sta nell’incastrare i diversi tasselli…Difficile far combaciare il dato statistico odierno sul cospicuo numero di precari in situazione complessa, il forte senso di instabilità economica e di insicurezza sul futuro del lavoratore iperflessibile, la flessibilità che nata come possibilità di apertura di più strade è diventata precarietà in assenza di una strada, con le aspettative ed i sogni di un giovane impegnato a costruire il suo domani!

Accorre in nostro aiuto Padre Antonio, la serata diventa piacevole (non solo per la pizza…) e i tasselli sembrano posizionarsi al loro posto con i suoi consigli: consapevolezza delle svariate possibilità praticamente esistenti nel mondo del lavoro, coraggio di affrontare le scelte difficili ed i sacrifici quali preludio di un buon esito, convinzione di usare come pilastri della propria vita l’amore e la speranza piuttosto che il budget economico! Tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, il mare caotico della disillusione e del pessimismo che s’agita nei cuori di chi vive in prima persona la difficoltà della precarietà del lavoro e che inonda i nostri discorsi…tuttavia, Padre Antonio docet “Noi cristiani dobbiamo essere segno di speranza”!L’indomani: A. Caccavale (sindacalista) VS R. Vecchione (imprenditore). In realtà non un VS, ma un + : l’impegno del primo nella difesa dei diritti del lavoratore + la forza del secondo nel procedere per la sua strada legalmente ed incorruttibilmente, senza cedere a compromessi di comodo e senza dimenticare il lavoratore come “uomo”. Eccezioni, direbbe qualcuno. Obiezione accolta: eccezioni sì, parte di quella minoranza che davvero vive “cristiano”! Essere cristiani ed, in particolare, essere giovani di AC vuol dire sottoscrivere un contratto di testimonianza tra i “cittadini” ogni giorno, con una clausola ben chiara : farlo con competenza, consapevolezza e convinzione. Perché solo così si farà luce, chiara e bella, di speranza, forte come la luce del sole che ha illuminato la Santa Messa con cui ci siamo salutati domenica pomeriggio…

Attenti: il puzzle è solo all’inizio, il cammino è ancora lungo! La scuola di cittadinanza ci aiuta a fare passi in avanti grazie agli spunti di riflessione offerti ed alla condivisione libera e sincera, ma tocca a noi “fare frutto”! Tocca a noi cercare i tasselli mancanti perseverando col nostro impegno, vivendo a pieno ogni esperienza, attingendo dai nostri successi e dai nostri fallimenti e così incastreremo passato e futuro, disegneremo la bellissima figura del nostro futuro lavorativo e sarà stabile e non precaria, perché noi non saremo precari dentro… Il trucco è non dimenticare che ogni qual volta il passo cederà ed i tasselli non combaceranno non dovremo aver paura perché potremo sempre giocare il jolly e usare il tassello della speranza di Dio….E, possiamo starne certi, in Dio tutto combacerà a perfezione!

Buon “lavoro” e buon cammino a tutti, con l’augurio di crescere e migliorare sempre più insieme…

Carminia Della Corte