L'aborto dell'informazione

Sabato 23 febbraio, ore 12.57, arriva un dispaccio dell’Ansa che recita più o meno così: l’Ordine dei medici approva un documento che difende la legge 194, la legge sull’aborto.

Il giorno dopo i quotidiani titolano a tutta pagina: i Medici difendono l’aborto dall’attacco della Chiesa. Solo qualcuno pone un dubbio: ma davvero i medici, in modo collegiale, hanno approvato un documento ufficiale che si esprime in modo così netto? E tra l’altro dando spazio a interpretazioni politiche delle loro parole?

Chi si è posto questa domanda ha avuto ragione: l’Ordine non ha mai approvato un documento, tutto al più lo ha discusso. Tanto è vero che diversi ordini provinciali sono insorti contro il presidente, tal Amedeo Bianco, che quando ha capito il “casino” creato ha corretto il tiro: “Scusate, ho peccato d’ingenuità, quel documento non l’abbiamo votato”.

Ma i quotidiani seguono una legge tutta loro: alla falsa notizia corrispondono titoloni; all’importante rettifica corrispondono poche righe confuse nel giornale.

Questo fatto, accaduto recentemente, è solo l’apice di una “guerra”, quella tra credenti e laicisti, che rischia di diventare il tormentone di questa campagna elettorale. Nulla in contrario, anzi: magari in questo clima soporifero un po’ di pepe fa bene… ma le menzogne proprio no, non si possono accettare!

Non si può portare acqua al mulino delle proprie idee dicendo cose non vere! Non si può fare cattiva informazione ai cittadini solo perché in un dibattito si assume a priori un punto di vista.

Perché in una democrazia in crisi come la nostra, la professionalità dell’informazione risulta quanto mai fondamentale. E quando, come cittadini, pretendiamo una democrazia “normale”, non dimentichiamo di presentare anche alla stampa e ai media il conto delle loro inadeguatezze…

Marco Iasevoli