I motivi di un sì

Ti piace l’AC?
Quanto?
Riconosci che ha donato cose significative alla tua vita?

Se penso a come “presentare l’adesione”, mi vengono subito in mente queste domande. Prima di ogni lunga spiegazione sulla struttura dell’AC, sulla sua organizzazione territoriale, sulla laicità, sul Concilio… mi viene da chiedere a ciascuno: ma tu vuoi bene a questa associazione?

Se la risposta a questa domanda è affermativa, allora l’adesione, dal mio punto di vista, viene quasi come naturale. A questa AC che mi ha donato persone, esperienze, momenti, contenuti davvero importanti per la mia crescita di uomo e di cristiano dico grazie in due modi:

–          Vivendo con passione e partecipazione ciò che mi viene proposto, aiutando la mia AC a crescere sotto tutti i punti di vista possibili, mettendomi in gioco in prima persona;

–          Sostenendola economicamente, per fare in modo che abbia le risorse perché possa continuare ad offrire a me e a tante altre persone (adulti, giovani, ragazzi) cose belle per la mia vita.

Già, perché l’AC, oltre che con le preghiere, si tiene in piedi anche con i soldini. Non tanti, ma l’essenziale. L’essenziale per riuscire sempre a produrre guide, testi e strumenti decenti e utili. L’essenziale per permettere ai responsabili nazionali di spostarsi sul territorio, per aiutare le tante Ac locali, che spesso hanno bisogno di sostegno. L’essenziale per tenere a posto luoghi, come quelli di Roma in cui ha sede l’associazione nazionale, dove si lavora con passione per il presente e per il futuro. L’essenziale, insomma, che ci serve per essere ciò che siamo.

È difficile spiegare l’AC in poche parole, o in poche righe. Quello che è certo è che l’amore per questa associazione passa di persona in persona, come un contagio. Quando si dice che siamo una famiglia (con tutto il positivo e il negativo di questa definizione) si dice una verità. Ma che famiglia è quella dove qualcuno non contribuisce a rendere più bella la vita di tutti gli altri. Questa è la tessera, cari amici.

C’è poi qualcosa che dobbiamo riscoprire in tutto ciò. È la capacità di emozionarci per i momenti comunitari e ricchi di simbologia viva. Attendere l’8 dicembre, arrivare tutti insieme a messa, essere chiamati per nome per ricevere la “nostra” tessera, simbolo del nostro “sì” a Cristo e alla Chiesa. È retorica? Forse. Ma penso che una volta provata, un’emozione del genere resta sulla pelle in modo indelebile.

Ciò detto, possiamo anche passare a tutto il resto, alle motivazioni “serie” del tesserarsi:

–          Perché l’AC è una associazione, e in quanto tale si base sul contributo diretto, libero e volontario dei soci;

–          Perché l’Ac è un’associazione laicale, formata cioè da laici, e che quindi si dota di autonomia finanziaria per assicurarsi il democratico esercizio della responsabilità (avete mai visto famiglie che decidono con i soldi degli altri? L’Ac è una famiglia che, provvedendo da sé ai suoi bisogni economici, è dunque legittimata a scegliere attraverso un discernimento libero la sua strada);

Inutile dire che giammai in Ac si chiuderanno le porte a coloro che non sono tesserati. Giammai la tessera sarà un obbligo per qualcuno.  Noi offriamo un servizio, in modo particolare di carattere formativo, accessibile per chiunque, “popolare”, senza barriere e vincoli. Piuttosto, lo ribadisco, la tessera, alla fine dei conti, non è altro che un segno di gratitudine e di responsabilità che ciascuno di noi sente di dover avere nei confronti dell’associazione.

Vogliamo poi parlare delle quote, che spesso creano tanti drammi nei gruppi? L’equivalente di una pizza con acqua minerale un sabato sera. È comunque tanto per qualcuno? Si, è vero, può accadere. Ma l’adesione si caratterizza come momento comunitario anche per questo motivo: all’interno delle associazioni si possono creare meccanismi di solidarietà (ad esempio degli adulti verso i più giovani) che permettono a chi lo desidera davvero di tesserarsi. Non solo: con creatività, ciascuna associazione parrocchiale può reperire fondi che possono aiutare i più bisognosi a mettersi in tasca la tessera.

Se c’è un momento dell’anno in cui mi riscopro bambino, lo ammetto, è l’8 dicembre. Lo aspetto con ansia, guardo con affetto tutti i nostri bambini e ragazzi, tutti i nostri issimi, i giovani, gli adulti costante esempio di vita, i soci anziani, nei secoli fedeli, che ancora baciano la nuova tessera come se fosse la prima. Raccontano gli adulti della mia parrocchia che la nostra storica presidente, Rosa Iasevoli, poche ore prima di morire, in ospedale, pretese di ricevere la tessera. Oltre tutte le motivazioni che ho ricevuto e dato nella mia vita sull’adesione, ancora oggi mi è sufficiente ricordare questo episodio per dare il mio “sì” in modo più convinto che mai.

Marco Iasevoli