Quando ho deciso di partecipare al campo adulti, confesso che non sapevo bene cosa aspettarmi, era la mia prima esperienza, però l’idea di viverla in un contesto del genere, mi incuriosiva e mi entusiasmava soprattutto.
Oggi a conclusione di questa avventura, posso dire che è stato un viaggio ben oltre le mie aspettative.
In questi giorni abbiamo provato a leggere la nostra vita, attraverso il pane e la sua storia. Una storia fatta di un lungo procedimento di trasformazione, dal chicco alla pagnotta profumata : la fatica del coltivare il grano, la macinatura, l’impasto, il cuocere, lo sfornare.
Anche noi come il pane siamo chiamati a compiere un lungo percorso di trasformazione, per diventare “pane per gli altri”, cibo che nutre chi ci è vicino, attraverso il servizio, la generosità, l’ascolto.
Il campo non è stato solo studio, riflessioni e preghiera, ma un’opportunità di fare comunità con tante persone nuove, tante storie, frammenti di fede e di umanità e ha rappresentato un momento di riflessione sul mio cammino di fede.
Spero e desidero, poter continuare a “spezzare il pane” con chi mi è accanto ogni giorno.
Sono grata per l’opportunità che mi è stata data di partecipare e ringrazio tutti, perché ognuno di voi mi ha arricchita di qualcosa.
Abruzzese Lina, parrocchia Maria SS. della Stella di Nola
Lo scorso fine settimana ho partecipato al campo adulti organizzato dall’Azione Cattolica della diocesi di Nola.
È stata un’esperienza bellissima.
Mi chiamo Enza e vengo dalla parrocchia Maria SS. Addolorata di Tavernanova, una delle comunità poste ai confini della diocesi. Una di quelle parrocchie di periferia che, nel tempo, ha affrontato tante difficoltà ma che oggi, con orgoglio, può dire: siamo ancora qui!
Ancora qui a partecipare a un campo adulti, ancora qui a vedere i nostri giovani – giovanissimi, spesso acerrini – prendere parte attivamente alla vita della diocesi.
Di questo devo dire grazie alla nostra comunità, al nostro presidente Lorenzo Gaudio e al nostro attuale parroco Don Maximilian Horlescu.
Durante il campo abbiamo riflettuto sul significato profondo dell’essere “pane spezzato per gli altri” e sul richiamo evangelico: “Date voi stessi da mangiare” – anche in senso letterale.
Uno dei momenti che mi ha emozionato di più è stata la visita ai “vicinati” di Matera. In quei luoghi un tempo poverissimi, le persone condividevano quel poco che avevano con chi stava loro accanto. Abbiamo camminato nei luoghi dove Carlo Levi diceva che “neanche Cristo era mai passato”, e invece forse… c’è sempre stato. Perché come il chicco di grano deve morire per portare frutto, così queste terre semplici e spoglie sono oggi testimoni del volto di Dio nel mondo, fatto di essenzialità e verità, senza orpelli (…dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori…).
Non è il mio primo campo con l’Azione Cattolica, ma quest’anno è stato diverso: ho partecipato con tutta la mia famiglia – i miei genitori, mio marito e le nostre due bimbe di cinque anni. Per me è stato un cammino nuovo, perché accanto a me c’erano le mie “mollichine”, quelle piccole creature per cui, più di ogni altro, sono chiamata a farmi pane spezzato.
Certo, non è stato semplice gestire due bambine piccole in un contesto pensato per adulti, ma anche in questo ho ritrovato la bellezza della famiglia diocesana: le mie figlie sono diventate le nipotine e cuginette di tutti, e in ogni volto incontrato ho trovato un po’ di lievito per continuare a crescere nel pane che vorrei diventare.
Nei luoghi visitati, ma ancor più nei gesti e nelle parole delle persone, ho riconosciuto la presenza di Dio e ho alimentato la mia fede in Gesù. Nelle parole di don Aniello ho ritrovato ciò a cui aspiro ogni giorno.
Una delle riflessioni più potenti che mi porto a casa è questa: che tipo di pane sei?
E se penso al mio cammino, mi rivedo in tutti i tipi di pane: buono, duro, grattugiato, e ammuffito.
Ma ho capito che in un percorso di fede – soprattutto se vissuto nello stile dell’Azione Cattolica – è normale sentirsi, a tratti, scoraggiati, felici, stanchi o pieni di entusiasmo. L’importante è avere come lievito della propria vita Gesù.
Non come un quadretto appeso all’ingresso di casa, ma come forza viva che si nutre della Parola: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, e dell’esempio concreto che Lui ci ha lasciato: farsi chicco per dare frutto.
Grazie a tutta l’equipe diocesana che si è prodigata.
Alla prossima
Enza Gargiulo, parrocchia Maria SS. Addolorata di Tavernanova