Fino agli estremi confini… Essere Chiesa per l’incontro tra i popoli e le culture

Il 12 maggio si avvicina! La festa diocesana unitaria è alle porte ed è il momento di svelare le carte!

Il tema della festa, che si articolerà in più momenti nel pomeriggio e nella serata, è l’interculturalità e la ricchezza generata dall’incontro con l’altro. La festa sarà composta da più momenti che ci permetteranno di vivere in modo diretto l’universalità della Chiesa ed il confronto con tradizioni più o meno distanti da noi: incontreremo persone, assaggeremo sapori, ascolteremo e guarderemo canti, danze e manufatti artistici.

Il programma della festa è:

ore 16.00, Piazza Municipio
Arrivi e registrazione

ore 16.30, Chiesa del Gesù
Momento di preghiera unitariopresieduto da mons. padre Beniamino Depalma,Vescovo di Nola

ore 18.00, teatro Umberto
Convegno pubblico per giovani ed adulti
intervengono:
padre Pierbattista Pizzaballa ofm,custode di Terra Santa
Chiara Finocchietti, resp. rapporti internazionali AC
parrocchie S.Felice, San Biagio, Maria SS. del Carmine, istituto S.Chiara
Laboratori di scambio interculturale per giovanissimi e ragazzi di terza media
con gli amici dell’Albania, del Brasiledel Perù, dell’Ucraina,della Romania, dell’Eritrea e del Mozambico

ore 20.00, cortile dell’Episcopio
momento conviviale di festa

 

Un invito ad esserci

di Pina De Simone

[…] La festa diocesana dell’AC, che avrà luogo sabato 12 maggio, vorrebbe essere prima di tutto un momento in cui sperimentare, starei per dire respirare,  la possibilità e la bellezza di un essere Chiesa così, del ritrovarsi come comunità nell’accoglienza, nell’incontro, nella condivisione, nell’incredibile ricchezza dell’essere insieme pur essendo diversi. È ormai un dato di fatto la presenza sul nostro territorio di persone che vengono da altri paesi da culture diverse dalla nostra ma che vivono in mezzo a noi, così come è un dato di fatto l’impossibilità di pensare la vicenda del nostro paese come slegata da uno scenario internazionale come sciolta da qualsiasi legame con la vita e gli eventi che interessano altri paesi e altri popoli.  Non si possono più seguire percorsi paralleli e disperatamente solitari, pretendere di far centro unicamente su di noi, sulla nostra identità sulle nostre risorse, abbiamo bisogno di imparare a conoscerci e a riconoscerci reciprocamente in ciò che abbiamo di diverso, ma anche in ciò che ci unisce, abbiamo bisogno di imparare gli uni dagli altri, di trasformare in ricchezza comune la diversa storia dei popoli e, soprattutto, di imparare a costruire insieme questa storia che ci vede così sconvolgentemente vicini.

La festa sarà un momento di preghiera, per invocare dal Signore e da lui accogliere  il dono e la responsabilità  della comunione. Sarà un momento di riflessione in cui attraverso i linguaggi dell’arte, la letteratura, la musica, la danza,  e il racconto vivo di esperienze e di testimonianze saremo aiutati a interrogarci su ciò che accade intorno a noi, ad allargare lo sguardo sul mondo, per poi riportarlo su ciò che noi stessi viviamo e acquisire criteri nuovi per rapportarci a culture e a storie diverse dalla nostra. Sarà un’esplosione di gioia, uno scintillio di costumi, di tradizioni, di racconti, nei laboratori di intercultura che i ragazzi e i giovanissimi avranno la possibilità di vivere con i loro animatori, una cascata di profumi e di sapori nella cena interetnica che concluderà la serata nel cortile dell’episcopio, nostra casa comune.

Ci saremo tutti, carichi di entusiasmo e pronti a metterci in gioco quel giorno e nei giorni che verranno, e con noi ci saranno  gli amici dell’Albania , della Romania, dell’Ucraina, del Perù, del Brasile, dell’Eritrea, del Mozambico, con cui abbiamo pensato e costruito questa festa insieme alla collaborazione della Caritas, dei Focolari, dell’associazione Mariam e con cui vorremmo poter continuare a tessere legami di condivisione e di impegno comune, e ci saranno gli amici di associazioni e movimenti impegnati per favorire l’incontro tra i popoli e le culture, con cui vorremmo continuare e intensificare la collaborazione. Ci sarà il nostro vescovo, perché è intorno a lui che ci ritroviamo come comunità ecclesiale, radicata in un territorio ma con il respiro del mondo, ed è con lui che impariamo ad essere Chiesa.

Un momento straordinario da cui trarre luce per l’ordinario delle nostre parrocchie e delle nostre esistenze laicali impastate nella normalità dell’esperienza comune, un momento in cui apprendere uno stile capace di trasformare il volto di questa normalità, perché capace di portare la nostra umanità fino agli estremi confini…, i confini di un’umanità vera, i confini del mondo, gli stessi confini entro i quali far risuonare la testimonianza del Vangelo.

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